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BCAA: RINNOVARE LA TRADIZIONE DELL’INTEGRAZIONE

Domandina facile facile (forse).
Come fate a distinguere se un integratore è una bufala (magari frutto solo di manovre pubblicitarie) oppure ha validi supporti scientifici e fa veramente “sentire” vari benefici da parte degli utilizzatori?
Bhè se avete già una valida risposta alla domanda potete anche risparmiarvi il seguito di questo articolo, ma se avete qualche dubbio forse vale la pena proseguire.
Bene la risposta è che nulla come la permanenza di un prodotto sul mercato è la garanzia della bontà dello stesso.
In tempi di restrizione economica come questo si può anche decidere si spendere una cifra in un integratore di moda o dalla pubblicità bella accattivante e convincente, ma se poi il prodotto non trasmette nessuna delle sensazioni promesse ecco la disillusione e il non riacquisto.
Il tutto fino alla prossima pubblicità accattivante…..
Per mettere in atto la strategia proposta per capire gli integratori più efficaci basta un poco di esperienza e dare uno sguardo ai listini delle aziende di supplementi degli ultimi 10 anni (o se avete un buon archivio degli ultimi 20).
Bene, la sorpresa sarà che accanto alle proteine in polvere ed ai sempre verdi sali e vitamine, uno degli intramontabili sono gli aminoacidi ramificati.
A questo punto temo che se qualcuno aveva resistito nel continuare la lettura, giunto alla frase “parliamo di ramificati” ecco che persi anche gli ultimi pochi lettori.
Ma se avrete la bontà di proseguire capirete il perché di questa sorta di revival.
Ciò che siamo abituati a considerare quando prendiamo in esame l’uso dei BCAA è la loro funzione energetica e di recupero plastico post prestazione. Molti però non conoscono i meccanismi che portano a questi risultati e contemporaneamente non hanno mai valutato altre prerogative che vi facciano vedere sotto nuova luce questo “vecchio” integratore. Per capire meglio queste prerogative è opportuno chiarire come mediamente ci possono essere due tipi di fatica a cui un atleta può andare incontro:
Una e’ quella che si può definire muscolare, indotta o dall’esaurimento dei fosfati e da un’acidosi muscolare. L’altra fatica è quella che potremo definire “nervosa” , cioè quella che ci fa interrompere l’esercizio per uno sfinimento psico-fisico, questo anche quando sappiamo che in realtà in nostri muscoli avrebbero potuto continuare.
La prima fatica è il segnale che abbiamo raggiunto la deplezione dei fosfati (fine delle scorte energetiche), il secondo punto è spesso legato a stress fisico e fatica nervosa centrale. Questa ultima è quella più subdola, la vera nemica di ogni sportivo.
Quella nervosa è una fatica che ci blocca non perchè abbiamo dato fondo a tutte le nostre risorse energetiche, ma bensì perchè la nostra “centralina” non riesce più a fornire una frequenza di stimoli sufficiente, una sorta di “Black out” che ci impedisce di mantenere concentrazione e prestazione.
Vi sono varie cause alla base di questa stanchezza centrale, la principale è l’aumento dell’aminoacido Triptofano (Trp) nel sangue. Il Trp è famoso come “aminoacido del sonno e del relax”, questo perché viene convertito nel cervello in serotonina, un neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione della stanchezza e del sonno.
Un aumento della concentrazione di Trp nel cervello porta dunque ad un aumento della serotonina, questo potrebbe andare molto bene se dobbiamo rilassarci prima del sonno ma, diventa un problema se avviene prima o durante una performance sportiva.
Infatti in questo caso o non riusciremo ad iniziare o finire una prestazione oppure si dovrebbe fare un grande sforzo per mantenere una adeguata concentrazione.
Arrivando al punto chiave diremo che il Trp ,per raggiungere il cervello deve passare l’ostacolo della BEE (Barriera Emato Encefalica),una “membrana” preposta a mantenere costante l’ambiente in cui e’ contenuto il cervello.
Per farlo il Trip ha bisogno di essere trasportato da “carrier” (che sono dei veri e propri “trasportatori accompagnatori”)
Il carrier del Trp è però anche quello dei 3 ramificati Leucina, Isoleucina, Valina (oltre che di Tyrosina, Fenilalanina).
Per meglio capire questo meccanismo facciamo un esempio immaginate che alla stazione di un treno (che rappresenta il carrier) ci siano 10 passeggeri di cui 9 aminoacidi ramificati e 1 Triptofano.
Se sul treno ci sono solo 3 posti chi avrà più possibilità di salire?
Direi che la risposta statistica è scontata ed il “povero” Trp si ritrova a piedi.
Di conseguenza a questo blocco (o minore passaggio) diminuirà anche la quantità di serotonina, quindi la sensazione di fatica e sonnolonza.
I ramificati svolgono quindi oltre alla “classica” funzione energetica, anticatabolica anche un ruolo stimolante antifatica, questo è più evidente se li utilizziamo prima e durante una attività fisica, mentre l’azione pro-anabolica e di recupero è più marcata con l’assunzione post allenamento.
Questo è anche uno dei motivi perché, in alcuni soggetti sensibili, l’uso di massicce dosi di BCAA prima di dormire disturba il sonno mentre l’utilizzo di Triptofano (o cibi che ne sono ricchi) ne favorisce l’insorgere (ricordiamo che anche i carboidrati, come il latte ed i formaggi possono contribuire all’aumento del sistema serotoninergico).
Comunque, la prossima volta, quando sarete un poco giù e demotivati, magari con un principio di “abbiocco”, provate a prendere una generosa dose di BCAA in capsule e aspettate un 15 minuti. Potreste anche aggiungerci una dose di glutamina…..ma questa è un’altra storia

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