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Disturbi dell’Identità di Genere

Io e i miei disturbi sessuali
Marta si racconta, ci racconta del suo passato, di quello che ha significato per lei vivere la sua vita. Marta ricorda benissimo ogni particolare di quelle giornate speciali che per lei hanno significato cambiamento, svolta. Era un pomeriggio estivo e faceva molto caldo. Come al solito era uscita con Marco. Stavano sempre insieme, anche se a lui piaceva andare a caccia di lucertole, a lei piaceva raccogliere margherite, a lui piaceva giocare con il pallone, a lei un po’ meno. Si conoscevano da molto tempo, sin dalla scuola elementare che avevano frequentato insieme. Marta ricorda benissimo di esser caduta e Marco si prese cura di lei. In quel momento preciso Marta si accorse di provare per quel ragazzo qualcosa di profondo. Lo abbracciò ed poi ebbe l’istinto di baciarlo. Marco l’allontanò dicendole: “Manuel ma che fai? Avevano ragione gli altri a chiamarti femminuccia”. Marco scappò via e da quel giorno non si sarebbero più rivisti. Marta allora era ancora Manuel e quel giorno si dichiarava ufficialmente aperta la battaglia più dura della sua vita.
Da quel giorno niente è stato facile. Le emozioni dentro di lui erano contrastanti, alla paura seguiva la felicità, all’incertezza la certezza. Doveva barcamenarsi tra infiniti problemi di natura psicologica ma non solo. Aveva paura di “uscire” allo scoperto, di quello che avrebbe pensato la gente, i suoi genitori. Marta sin da bambino aveva capito di essere “diverso” dai suoi compagni di scuola, era una sensazione più che una certezza. Più cresceva e più si distaccava dai comportamenti e dai modi di fare maschili. Inizialmente, preso dalla preoccupazione, Manuel cominciò a documentarsi, viviamo in un Paese che si veste moderno ma nasconde tanti preconcetti e retaggi del passato, quindi si sentiva malato. Pensava che in lui ci fosse qualcosa che non andava. Viveva in preda all’ansia.
Nelle sue ricerche Manuel ben presto scoprì che soffriva di un disturbo dell’identità di genere, un disturbo sessuale: desiderare di essere del sesso opposto o manifestare disagio riguardo il proprio sesso biologico. Era questo quello che gli stava succedendo. Il suo era un disturbo ma non si chiuse in se stesso. Manuel andò avanti. Era determinato ad affrontare il “problema” e sperava che la soluzione l’avrebbe riportato a a sorridere ed essere sereno. Si informò e trovò un centro di psicologia. Lì potette parlare a lungo del suo problema e di tutti i suoi aspetti. Lì non volevano cambiarlo né tanto meno convincerlo di essere sbagliato. Volevano dargli una mano ad attraversare una strada pericolosa, difficile.
Oggi Manuel è diventato Marta. Una donna felice e serena, che ha imparato ad accettarsi e farsi accettare dagli altri. Scrive della sua storia perché vuole che sia d’aiuto a chi vive la sua situazione con paura, a chi non vuole gridarla ai quattro venti come tanto spesso si vede fare oggi, a chi non si accetta e vuole cambiare e non per questo deve essere destinato a soffrire emarginazione e preconcetti. È sbagliato pensare che andare dallo psicologo sia come affermare di essere malati, non è così. È un percorso che porta alla conoscenza di se stessi e della propria natura per poter poi affrontare, o meno, dei cambiamenti considerevoli.

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