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Come nascono le malattie, l’inizio di una patologia

Perché una malattia al fegato e non alla milza? Perché un tumore al seno sinistro e non al destro? Perché oggi e non un anno fa? Perché io che non ho mai fumato, vivo in campagna all’aria pura, ho entrambi i polmoni con un enfisema diffuso? Perché un infarto proprio ora che ho appena terminato controlli accurati e mi avevano detto che il mio cuore era in perfetto stato?

Belle domande, non vi pare? Alcune pubblicazioni di ricercatori specializzati e la nostra diretta esperienza maturata negli ultimi anni, dimostrano in modo inequivocabile che, con eccezione di incidenti con danni di tipo traumatico, avvelenamenti e contaminazioni di vario tipo, nella massima parte dei casi l’origine della singola patologia è ascrivibile a due componenti integrate fra loro:

* lo stato del “terreno” biologico dell’organo interessato dalla patologia
* la somatizzazione di un trauma di origine psichica nell’area cerebrale che gestisce la specifica area periferica del corpo che rappresenta simbolicamente il tipo di emozione vissuto.

Inizio della malattia

La soglia di attivazione della patologia (malattia) sarà pertanto proporzionale allo stato dell’organo od organi interessati: tanto migliore la loro condizione generale, per una vita vissuta in serenità, buona alimentazione ed adeguato movimento fisico, tanto più importante e pesante dovrà essere l’emozione vissuta e rimossa nel profondo, perché il processo patologico si attivi.

Individuare l’emozione che dal trauma causa la malattia

Appare dunque evidente la necessità di individuare celermente gli eventi la cui emozione è rimasta chiusa in noi, (quindi non esternata con pianti, grida, reazioni fisiche o altro), con conseguente attivazione di gruppi di neuroni cerebrali (sia Sistema Nervoso Centrale che Cervello Addominale), che dal momento del trauma, emettono con continuità neurotrasmettitori e neuropeptidi che attivano i rispettivi recettori sulle membrane cellulari dei vari organi, con conseguenze correlate alla loro specificità.

In particolare, neurotrasmettitori e neuropeptidi inibitori o depressori, ridurranno l’efficienza del sistema immunitario nell’area del corpo colpita, area che rappresenta simbolicamente l’evento che abbiamo vissuto.

Facciamo degli esempi elaborati da casi reali:
Caso n°1: Parkinson

Mentre svolgo un lavoro delicato in una condizione di scarsa solidità della mia posizione lavorativa all’interno della piccola azienda della quale sono dipendente, mi sfugge di mano un oggetto che se cade provoca un grave danno e rischio di essere licenziato, proprio ora che è nato da poco il mio primo figlio! Mi getto con rapidità sull’oggetto perché non arrivi a terra e lo afferro con tutte le mie forze, è molto pesante, appena in tempo! Dopo un anno inizia un tremore nelle mie mani che cresce progressivamente negli anni. E’ iniziata una delle possibili varianti della patologia comunemente chiamata “Parkinson”. L’emozione è rimasta in me perché mi vergognavo di raccontare il fatto a mia moglie o agli amici e l’ho somatizzata nell’area cerebrale che rappresenta lo spavento, la paura (quando si ha paura ci tremano le mani, le gambe). Quella del Parkinson, appunto.

Caso n° 2 Alzheimer

Un dirigente di una grossa Istituzione con alta responsabilità e competenza di tipo letterario, riceve un brutto giorno una lettera in cui gli si annuncia che dal mese successivo sarà trasferito ad altro ufficio con una mansione che in lui suona, a dir poco, offensiva. Come farà a spiegare alla moglie questo fatto? Cosa dirà agli amici e colleghi? Tutto dimostra che lui è un incapace! L’emozione vissuta resta ben chiusa in lui, perché si vergogna di esternarla, quindi innesca un processo di svalutazione che colpisce l’organo che gestisce la sua capacità di pensare (è un letterato): l’area corticale temporale e diventa un “Alzheimer”.

Caso n° 3 Sclerosi laterale amiotrofica o Malattia del motoneurone (SLA)

Una signora cammina per la strada e vede all’improvviso il marito che sta baciando l’amante nel marciapiede di fronte. Grande, violenta emozione! La signora è povera e non può lasciarlo: non ha modo per mantenersi, dunque decide di non dire nulla ne a lui, ne ad altri perché, ovviamente, si vergogna. Meno di un anno dopo iniziano i sintomi della SLA (sclerosi laterale amiotrofica) difficoltà di deglutizione e deambulazione. La signora ha colpito il tronco encefalico (simbolo: non posso parlare, non posso mandar giù il boccone) ed il corticale motorio (simbolo: non posso fuggire da questa situazione).

Caso n° 4 Tumore ai polmoni

Un signore anziano vede morire intorno a lui le persone più care e teme sempre di più che la sua ora si stia avvicinando. Da sempre ha avuto grande paura della morte. Un giorno muore colpito da infarto uno sconosciuto vicino a lui, mentre sta entrando in un Ministero. Grande trambusto, soccorsi, ma nulla da fare, il signore che gli è caduto davanti è morto! La sua emozione è violentissima, ma non parla, non piange, non urla! Tutta quella gente radunata, che figura farebbe? Anche lui, come gli altri si vergogna ed anche lui scopre dopo un certo tempo, un bel tumore in un polmone (simbolo: paura della morte – non poter più respirare).

Se in tutti questi casi, entro breve tempo dal fatto che ha creato l’emozione, quest’ultima fosse stata esternata, i neuroni correlati si sarebbero spenti e non si sarebbero innescati i processi biochimici che hanno generato le rispettive malattie. Gli introversi e taciturni sono avvisati!

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