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Occhio Secco o Ipolacrimia: Come Riconoscerlo e Curarlo.

L’occhio secco è un disturbo dovuto alla scarsa
produzione di lacrime: le ghiandole, per un’atrofia parziale o totale o
per alterazioni spesso su base ormonale, non producono più a sufficienza
liquido lacrimale e l’occhio diventa, quindi, più o meno secco.
Talvolta invece è il sistema di scarico ad essere troppo attivo.

Tutto ciò causa un maggiore traumatismo dovuto al continuo movimento
delle palpebre sulla superficie oculare ad ogni ammiccamento ed
una insufficiente detersione della stessa da corpi estranei o germi.
Inoltre, vengono a mancare anticorpi e lisozima, componenti delle
lacrime ad alto potere battericida: il rischio di contrarre infezioni,
anche da germi comunemente innocui, diventa quindi assai elevato.

Normalmente i sintomi più comuni sono il bruciore, la sensazione di
corpo estraneo nell’occhio, il fastidio alla luce (fotofobia),
la difficoltà nell’apertura della palpebra al risveglio e, nei casi più
gravi, il dolore e l’annebbiamento visivo.

Tutti questi disturbi aumentano quando si è in ambienti secchi,
ventosi o dove
sono in funzione impianti di riscaldamento o di condizionamento.

Talvolta,
anche se potrebbe sembrare un controsenso, le persone affette da
ipolacrimia lacrimano
copiosamente (soprattutto in presenza di una cheratite, cioè di un danno
alla superficie corneale).

Molte persone affette da sindrome
dell’occhio secco soffrono anche
di disturbi alla gola e al seno paranasale:
congestione nasale o sinusite, tosse cronica, raffreddori frequenti,
allergie stagionali, congestione al centro dell’orecchio, mal di testa.

Tra
le cause più comuni della sindrome da occhio secco abbiamo:

Età avanzata. La produzione di lacrime diminuisce con l’avanzamento
dell’età per la progressiva atrofizzazione delle ghiandole lacrimali. La
riduzione nella produzione basale, continua e costante, di lacrime e la
conseguente irritazione degliocchi provoca spesso una eccessiva
produzione di lacrime di riflesso.
Sesso femminile. Nelle donne tra i 40 e i 60 anni di età, probabilmente a
causa dei nuovi equilibri ormonali indotti dalla menopausa, le
ghiandole lacrimali vanno incontro ad una progressiva atrofia della loro
porzione secernente.
Ambiente. Altitudini elevate, condizioni atmosferiche soleggiate, secche
o ventose, ambienti in cui sono in funzione impianti di riscaldamento o
di condizionamento dell’aria provocano un aumento dell’evaporazione
delle lacrime, riducendo così la lubrificazione degli occhi.
Lenti a contatto. Il loro uso può aumentare notevolmente l’evaporazione
delle lacrime, causando irritazioni ed infezioni. Sovente le soluzioni
disinfettanti o lubrificanti per le lenti corneali possono indurre
un’alterazione della componente ghiandolare lacrimale con alterazioni
della produzione di lacrime. Se l’occhio è poco lubrificato, inoltre, la
lente tende ad aderire alla cornea provocando danni in alcuni casi
anche gravi ( abrasioni, cheratiti).
Farmaci. Alcuni farmaci (ormoni, immunosoppressori, decongestionanti,
antistaminici, diuretici, antidepressivi, betabloccanti, farmaci per le
malattie cardiache e per il trattamento delle ulcere) possono inibire la
produzione di lacrime lubrificanti.

Un farmaco che veramente permetta di curare la ipolacrimia deve
essere una sostanza che, somministrata per via orale o sistemica,
stimola le ghiandole lacrimali principali ed accessorie ad una
secrezione quantitativamente e qualitativamente più corretta.

Allo stato attuale delle conoscenze questa sostanza non esiste, ma
gran parte della ricerca è oggi indirizzata ad esplorare questa
possibilità terapeutica. Oggi, in caso di alterazione del film
lacrimale, si pratica una terapia sostitutiva e/o una terapia correttiva
a base di colliri o gel (lacrime artificiali) formati da sostanze che
possiedono l’azione detergente,
lubrificante e disinfettante simile alle
lacrime naturali.

E’ fortemente sconsigliata l’auto-prescrizione di colliri a base di
lacrime artificiali: la visita di un medico oculista permette un preciso
inquadramento diagnostico ed una migliore prescrizione terapeutica
anche se non sempre risolutiva.

Se la terapia farmacologica non è
sufficiente e seesiste il rischio di danni alla cornea
(cheratocongiuntivite secca), si possono usare particolari lenti a
contatto che proteggono la superficie oculare dall’effetto abrasivo
delle palpebre, permettendo inoltre la riepitelizzazione di lesioni
superficiali della cornea e della congiuntiva.

In caso di ipolacrimia con marcata riduzione della componente
acquosa, le lenti a contatto sono comunque mal tollerate: l’uso delle
lenti a scopo terapeutico è quindi spesso poco attuabile.

Nei
pazienti affetti da ipolacrimia che presentino una cheratite
filamentosa, l’uso delle lenti a contatto sarà invece di grande aiuto:
esse ridurranno fortemente i dolori e renderanno più efficaci i farmaci
lubrificanti prescritti.

Promettenti sono le lenti a contatto monouso giornaliere: la
possibilità di usare ogni mattina una lente nuova e sterile, potrebbe
permettere di superare alcune delle cause di intolleranza dalle lenti a
contatto nelle ipolacrimie legate all’eccesso di scorie e depositi sulla
superficie della lente deteriorata o poco lavata dal flusso lacrimale.

Dott. Andrea Valli
medico oculista
www.andreavalli.it

Dott.
Luigi Fusi
medico oculista
www.luigifusi.it

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