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La fusione in oreficeria – seconda parte – La microfusione

                           – LA MICROFUSIONE A CERA PERSA –

Soppiantando il metodo degli ossi di seppia si impose in gioielleria tutta una nuova tecnologia destinata a diventare sempre più sofisticata, anno dopo anno, la tecnologia della microfusione a cera persa.Vediamo per primi gli aspetti relativi alla fusione.Grazie alla gomma vulcanizzabile e alle macchine iniettrici di cera si risolse il problema delle repliche in serie. Con questo nuovo metodo si potevano realizzare in poco tempo molti modelli in cera del prezioso da realizzare (o dei suoi componenti).Sfruttando il piantoncino del getto in cera lo si fissa, con l’ausilio di una punta calda, ad un perno centrale più grande, sempre in cera. Si forma quindi un alberello di modelli in cera che viene fissato su di un cono di gomma al centro di un vassoietto rotondo bordato, sempre in gomma. A questo vassoietto viene fissato, tramite il bordo elastico, un cilindro di metallo che, così, racchiude il tutto. Il cilindro deve essere alto qualche cm in più dell’alberello. A questo punto si impasta un gesso speciale a base di cristobalite, una forma allotropica del quarzo,e quando si ha la consistenza giusta lo si cola nel cilindro sommergendo l’alberello. Si usa, a questo punto, una campana trasparente per il vuoto sotto la quale si mette il cilindro. Azionando la pompa tutte le bollicine d’aria nel cilindro vengono eliminate.Si lascia quindi indurire quella che a Valenza si chiama scagliola.
Siamo quindi a metà dell’opera. Si stacca il fondello in gomma e si mette il nostro cilindro in un forno. Lentamente si fa salire la temperatura mentre, all’interno del cilindro la cera piano piano fonde e fuoriesce dall’apertura a forma di cono.Si fa salire la temperatura fino a quasi 800°e, a questo punto, la cera è tutta fuoriuscita e non ne resta neanche il più piccolo residuo.
A questo punto, completato il ciclo termico del cilindro ha inizio la fusione del metallo.
Nel corso degli anni la tecnologia per la fusione ha fatto continui e grandi passi in avanti. In questa sede prenderemo in esame una macchina tra le prime comparse sul mercato: la centrifuga con fusione ossiacetilenica. E’ stata veramente la prima e più semplice macchina arrivata in Valenza. Nell’ articolo che seguirà spiegherò nel dettaglio l’ architettura e il funzionamento di questo tuttavia semplice meccanismo. Possederlo era già un punto d’onore tra i fabbricanti valenzani. Molto semplicemente significava da una parte essere all’ avanguardia e dall’altra voleva dire che la fabbrica funzionava, che non mancavano i clienti nè, tantomeno, gli ordini.
 www.lafabbricadelgioiello.com                       Continua –>

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