No Banner to display
Le immagini delle drammatiche scene delle alluvioni di Genova e delle Cinque Terre sono ancora davanti agli occhi di tutti: a un mese di distanza da quei terribili e tragici giorni, ancora nella nostra mente si succedono le istantanee delle strade invase da fiumi d’acqua, delle automobili e dei cassonetti travolti dalla furia delle acque, delle persone inermi e disperate di fronte a scene che non tutti sono abituati a vedere (l’ultima alluvione a Genova risale infatti al 1970, troppo poco recente per le nuove generazioni).Nei giorni immediatamente successivi è divampata la polemica tra cittadini e istituzioni: il sindaco di Genova Marta Vincenzi si è difesa dalle accuse di imprudenza rivolte dai genovesi, che le rimproverarono il fatto di non chiudere le scuole pur avendo ricevuto preavviso dell’effettivo allarme incombente.
Le istituzioni stesse, invece che interrogarsi sulle cause alla radice del disastro, sulla prevenzione del rischio idrogeologico e sull’abusivismo edilizio, ormai malcostume diffuso in tutte le latitudini dello stivale. Più che i grandi nomi della politica e le polemiche sulle responsabilità nei salotti buoni, l’alluvione ligure si è scatenata sulle persone umili, sui commercianti, sui pensionati, sui residenti nelle case poco distanti dagli argini sgretolati del Bisagno e del Fereggiano, nomi che hanno risuonato nei telegiornali nella prima metà del mese di novembre e che abbiamo dovuto presto imparare, nostro malgrado.
Le agghiaccianti scene dei negozi distrutti, della merce inutilizzabile, di attività frutto di risparmi di anni e di grandi sacrifici in frantumi difficilmente ci abbandoneranno nei prossimi mesi. Allo stesso tempo, tuttavia, non ci abbandonerà il grande spirito di solidarietà mostrato dai cittadini genovesi, che con grandissima dignità hanno rimboccato le maniche ed iniziato una ricostruzione che ora, un mese dopo e nonostante l’imperante crisi economica, non sembra così impossibile.
La macchina della solidarietà si è presto mossa, aiutata soprattutto dal Web e dal passaparola che i Social Network hanno permesso di mettere in moto, propagando così in tutta Italia i messaggi relativi ai beni e ai generi di necessità richiesti. Prontamente la solidarietà di tutta la penisola, che da sempre risponde unanime e compatta alle richieste di aiuti per le ricostruzioni dopo i grandi disastri naturali (si veda il terremoto de L’Aquila), si è fatta sentire: pale, vanghe, generi alimentari, ma anche gruppi elettrogeni per aiutare la Protezione Civile a prestare i primi soccorsi e a realizzare i primi interventi necessari per mettere in sicurezza i luoghi più colpiti dal disastro annunciato; questo ed altro è giunto ad aiutare istituzioni e semplici cittadini (tra cui molti giovani) nel difficile processo di ricostruzione.
Restano tuttavia numerosi interrogativi relativi all’opportunità di prevenire simili disastri naturali. Inoltre, l’opinione pubblica e i media tradizionali convincono sempre meno: la ricerca del sensazionalismo e dello scoop spesso prevalgono sull’informazione e, soprattutto, sulla diffusione dei mezzi e delle modalità per aiutare le popolazioni coinvolte, troppo spesso propagandate soltanto grazie ai tanto vituperati social media.
Tags: alluvioni, disastri naturali, Genova, gruppi elettrogeni, Protezione civile
Greta Thunberg: Intervista alla madre Malena Ernman Greta Thunberg con…
Il Vaticano chiede gli stessi diritti dei rifugiati regolari per…
Scommettiamo? Per ridere un po’ – rassegna stampa da Cesare…
Your email address will not be published.
Δ