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I rasta rifiutano la mondanitĂ  e l’edonismo che portano alla perdita della retta via

In molti pensano che la parola rasta identifichi quelle persone con i lunghi capelli intrecciati (tipo Bob Marley) che sono soliti ascoltare musica reggae e fumare spinelli; tutto ciò è abissalmente distante dal significato che si trova dietro tale parola. La parola rasta deriva etimologicamente dalla contrazione di "Ras Tafari", espressione etiopica che descrive Tafari Maconnen, uomo storicamente esistente ed Imperatore d’Etiopia dal 1930 con il Nome di Haile Selassie I, nella sua carica politico-onorifica di Capo (Ras).

 

I rastafaiani vedono in Halie Selassie I il Cristo nella sua seconda venuta sulla terra, secondo le attese bibliche ed il compimento della sacra scrittura (Apocalisse 22,4: egli è il nostro capo ed ispiratore e tramite l’emulazione del suo esempio e l’ubbidienza ai suoi precetti noi esperiamo nella profondità delle nostre anime verità e santità). A differenza delle credenze popolari, la dottrina Rasta non è affatto un movimento ideologico ma una vera e propria religione.

 

Il filo sottile che divide le due posizioni sta nel fatto che per religione si intende un legame tra l’uomo ed un Essere Superiore (che nel più delle volte viene identificato in Dio), mentre con movimento ideologico (come il Buddismo), si considera un insieme di insegnamenti morali e spirituali osservati da un gruppo circoscritto di adepti. Dietro il movimento rastafariano c’è la figura di Marcus Garvey, cioè di colui che diede l’imput a tutti i neri del mondo affinché si sottraessero dal dominio e dalla sottomissione verso i popoli bianchi e tornassero nella loro terra d’origine, cioè l’Africa, ed in particolare in Etiopia, dove il figlio del re Salomone e della regina Saba (Menelich) fu incaricato da Dio di riportare l’arca dell’alleanza insieme ai primogeniti di Gerusalemme.

 

Il lungo lavoro di Garvey cominciò nei prini anni del 900: nel 1907 comincia a viaggiare e ad interessarsi delle condizioni dei neri nei paesi caraibici e dell’america latina, nel 1914 fonda la lega delle comunità africane con lo scopo di formare i giovani afro-jamaicani, nel 1917 fonda l’Universal Negro Improvement Association (UNIA) che in breve raccolse più di 10 milioni d’iscritti. A differenza di Malcom X, Garvey non fu un uomo politico, ma il suo messaggio aveva un profondo fondamento religioso; egli stesso era visto come un messia e predisse l’avvento di un re che sarebbe stato incoronato con il titolo di Negusa Negast (re dei re). Questa predizione si avverrò ben presto, nel 1930 con l’avvento di Ras Tafari che fu visto sia come uomo da venerare, che come portatore del messaggio di liberazione e ritorno dei neri in Africa/Etiopia.

 

La cultura rasta ha come fondamento il movimento per il ritorno di tutta la popolazione nera al loro paese d’origine, l’Africa e si basa su principi pacifisti e di uguaglianza e pertanto non c’è nessuna struttura gerarchica.

Per concludere, elenchiamo i piĂą comuni principi a cui si attiene il rastafariano:

1. Ogni tipo di deturpazione del corpo, compreso radersi, tatuarsi, tagliarsi i capelli, etc.., deve essere evitata; la deturpazione del corpo è un peccato contro Ras Tafari  che ci ha donato la vita e tramite essa un corpo con cui convivere.

2. Il rispetto per tutte le forme di vita implica un’alimentazione in cui la carne è ridotta (è vietata quella di maiale ed i molluschi).  

3. L’unico dio supremo è Jah Ras Tafari; “comandamento”  comune a tutte le religioni monoteiste, ed implica la devozione ad un solo Essere Supremo, spesso onnisciente e onnipotente

4. I Rasta perseguono l’amore per l’intera umanitĂ ; l’obiettivo a cui un rastafariano dedica la vita è la pace planetaria, perseguibile soltanto attraverso un comportamento fedele al prossimo e fedele soprattutto a Ras Tafari.

5. I Rasta respingono la gelosia, l’odio, la cattiveria, l’invidia e l’ingiuria.

6. I rasta rifiutano la mondanitĂ  e l’edonismo che portano alla perdita della retta via.

7. I rasta sognano di formare un’unica fratellanza. Questa è la ragione per cui il Rastafariano continua a sperare. Quest’ unica fratellanza di cui si parla, è la stessa che dopo l’Apocalisse descritta da Giovanni, vivrĂ  in eterno in Zion (regno territorialmente compreso tra le valli del Nilo, Egitto, Etiopia etc).

8. Le antiche leggi dell’Etiopia, culla dell’umanitĂ , devono essere rispettate.

9. I rasta non rispettano o disprezzano una persona solo per l’aspetto o la presenza fisica, per il suo titolo o qualunque altra considerazione. Un rasta è motivato in tutto dal suo amore per la libertĂ  e per la veritĂ . Essere Rastafari trascende dalla religione e diventa una Filosofia di vita che aiuta l’uomo a vivere in modo libero avvicinandolo a Dio e rendendo gli individui positivi per la societĂ  dove viviamo.

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