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Cibo buttato anziché dato ai poveri

Cibo buttato anziché dato ai poveri

Messaggero Veneto — 05 giugno 2010 pagina 02 sezione: PORDENONE

La risposta al progetto Siticibo, nato con successo in tante realtà italiane per distribuire le eccedenze di prodotti secchi e freschi a persone che rientrano a pieno titolo nella fascia di povertà, almeno quella alimentare, a Pordenone è stata tiepida. Dopo lo studio di fattibilità, promosso dal Comune di Pordenone che per primo ha sposato l’idea del Banco alimentare, e dopo l’adesione convinta della Provincia, è stata sondata la rete delle associazioni: sono pronte a ricevere i generi alimentari vicini alla scadenza e a ridistribuirli il banco di solidarietà Miguel Manara, Ucebi, San Vincenzo, Caritas del Cristo Re, comunità Villaregia e perfino l’associazione culturale islamica. A questo punto il banco alimentare ha preso contatti con l’anello fondamentale del progetto, le catene di supermercati. Ma qui le porte non si sono aperte. Solo un soggetto – le coop di Casarsa – ad oggi hanno dato disponibilità a partire. Adesione, anche se solo “morale”, da parte di Pam: via libera alla cessione del secco salvo però precisare di non avere invenduto in quel settore. Dai dieci distributori contattati è arrivato solo un sì. Come ha spiegato Paolo Olivo, presidente regionale del Banco, durante il convegno promosso ieri in Provincia per lanciare il progetto, si sono detti non interessati Metro, Visotto e Billa – anche se quest’ultima (ex Standa) avrebbe di recente preso contatti con la onlus attraverso la propria direzione nazionale facendo intendere un ripensamento – mentre hanno espresso difficoltà organizzative interne Unicom, Aspeg (eurospar e Despar) e Cadoro. «Coop consumatori – ha proseguito Olivo – è già impegnata in un progetto analogo di propria promozione mentre Conad ci ha detto di non avere invenduto», anche se nuovi contatti con questo marchio ci sarebbero a livello nazionale. Esperienze positive in regione già ci sono – l’Iper di Martignacco ha ceduto 40 tonnellate da luglio scorso, altri contatti dovrebbero formalizzarsi a breve in contratti con il Carrefour di Tavagnacco e il gruppo Bennet di Pradamano -, ma la grande distribuzione fa fatica a fare il primo passo. «La barriera più grande è la diffidenza – ha spiegato Giuliana Malagutti, referente nazionale del progetto – e la fatica che questo comporta. Il personale dei supermercati, però, è il primo ad essere felice, anche se il lavoro di selezione è un aggravio per loro. Questo perché, come ci raccontano, sono i primi a vivere male gli sprechi di cibo».

Sempre più persone necessitano di aiuto. La domanda di bisogno cresce ed è cresciuta – come raccontano i dati regionali del Banco Alimentare (34.575 persone assistite nel 200 – proprio negli anni della crisi. In provincia di Pordenone le persone che riescono a ricevere un sostegno per affrontare quantomeno la povertà alimentare sono 4.776 e sono raggiunte attraverso 41 enti caritatevoli che nel 2009 hanno distribuito 65 tonnellate di cibo. Più della metà degli assistiti, 2.403, è stata ragginta nel comune di Pordenone atrraverso 14 enti.

La città non ha più poveri, ma è per sua natura la sede degli enti che più di altri raggiungono le marginalità, anche quelle che risiedono nel resto della Provincia. Nel 2009, anche questo è segno della crisi, il Banco Alimentare della regione ha distribuito 300 tonnellate di generi alimentari in più.

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