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Compro Oro – Gioielleria “Le Ore Preziose” Firenze

I Negozi Compro Oro

Uno dei vantaggi che caratterizzano i negozi compro oro è il pagamento immediato ed in contanti che la maggioranza dei compro garantiscano quando acquistano il vostro oro usato una volta che ne è stato valutato il valore e la percentuale in carati. Ricordiamo che l’oro puro è a 24 carati, anche se non viene mai riscontrato in gioielli ed altri oggetti, essendo impossibile poterlo utilizzare puro perche di consistenza troppo tenera e per questo mescolato con altri metalli, nella maggioranza dei casi sono 18 carati la misura che si riscontra in gran parte nei gioielli ed altri oggetti in oro che si possano trovare in gioielleria o in oreficeria.
Per il mercato dell’oro usato che intendiamo a 18 carati non esiste una quotazione ufficiale, è scontato che quando in borsa la quotazione ufficiale dell’oro puro sale in proporzione sale anche il valore dell’oro usato, perciò quando dovete vendere i vostri oggetti in oro cercate di essere informati sul prezzo attuale e contattate più di un negozio compro oro per trovare il prezzo più alto che sono disposti a pagarvi.

Oro e Dollari

Oro e Dollari

L’oro oltre 1.123 dollari l’oncia a Londra. Il World Gold Council al Sole24Ore.com: «Le quotazioni sostenute dagli investitori che diversificano il portafoglio». L’importanza della liquidità in cerca di rendimento
La corsa all’oro continua. Certo, questa non ha né il "fascino" né la "durezza" della caccia al metallo giallo nel Klondike in fine 1800. Adesso comandano migliaia e migliaia di algidi ordini via computer , o di acquisti alle grida, che fanno balzare i future sul lingotto. Ma è indubbio che i prezzi, di giorno in giorno, continuano a lievitare. Nell’intraday, a Londra, il contratto spot è salito a 1.123,38 dollari l’oncia mentre il future a scadenza dicembre è balzato fino a 1.123, 40 dollari. Poi, sulle scontate prese di beneficio, la quotazione ha ritracciato. Dall’altra parte dell’Atlantico, a New York il contratto a scadenza su dicembre è sceso a quota 1.113,50 dollari. Nonostate questi vuoti d’aria, però, l’impostazione al rialzo è inequivocabile. Solo a metà settembre si dubitava che la quotazioni potessero sfondare quota 1.000 dollari e adesso c’è chi, addirittura, guarda all’obiettivo dei 1.300 dollari . La domanda dagli investitori Al di là dei target, che lasciano il tempo che trovano, è indubbio che l’enorme liquidità in circolazione è in cerca di un investimento remunerativo nel breve periodo. Con i tassi a breve negli Usa pari allo zero, gli investitori denominati in dollari preferiscono puntare sul metallo prezioso. Uno dei punti cruciali è che l’oro non è più, o almeno non solo, considerato una commodity ad uso e consumo dell’industria e delle gioiellerie. Tutt’altro: è una vera e propria asset class, in particolare un asset monetario. «La forza della domanda nell’ultimo anno – afferma al Sole24Ore.com Rozanna Wozniak, investment research manager di World Gold Council -, è stata la crescita di acquisti da parte degli investitori. Quest’ultimi hanno controbilanciato la debolezza dei classici settori (industrie e jewellery, ndr) che subiscono la recessione economica». Insomma, non è solo una questione di metallo giallo ma, un po’ come nel mondo del petrolio, di lingotti di carta. «Non chiamiamola, però, speculazione – sottolinea immediatamente la Wozniak -. Gli investitori sono in cerca di un porto sicuro. È spesso un’attività di copertura e di diversificazione del proprio portafoglio», in un periodo in cui non si è sicuri del rally delle Borse e della ripresa dell’economia mondiale. Che la corsa all’oro abbia una "genesi finanziaria" lo dicono anche i numeri. «Nel secondo trimestre 2009 – spiega l’esperta di World Gold Council – la domanda proveniente dalle gioiellerie pesava per il 56% del totale e quella industriale il 13 per cento. Gli investitori, invece, avevano una rilevanza del 31% sul totale». Certo, una percentuale ancora inferiore rispetto alle altre categorie «ma in forte crescita. Nello stesso periodo del 2008, infatti, l’investment demand valeva solo il 19 per cento». Il trend di fondo è al rialzo Al di là dei perché della crescita delle quotazioni, la Wozniak rimane convinta «che nel lungo periodo i fondamentali sono impostati a favore di una crescita delle quotazioni. Sul lato dell’offerta, mentre lo scorso anno la produzione delle miniere è cresciuta, il futuro resta incerto. Le società di esplorazione trovano difficoltà nell’ottenere finanziamenti; ci sono poche scoperte di nuovi filoni interessanti e passa sempre più tempo tra il ritrovamento e lo sfruttamento della miniera». Di più: «l’offerta dalle Banche centrali – dice la ricercatrice – sta diminuendo: le loro vendite di oro scendono». Il dollaro debole Un’altra spinta alla crescita dell’oro, si dice, arriva dal dollaro debole. In realtà affermare, quasi ci fosse una relazione di causa-effetto, che più la divisa americana scende più l’oro sale ha poco senso. Certo: essendo l’oro prezzato nella divisa americana, la debolezza di quest’ultima rende meno costoso il suo acquisto. Ciò vale, però, per gli investitori europei. Non certo per quelli denominati in dollari. Di più: si può dire che le banche centrali, a fronte di riserve in dollari che perdono valore nominale, vanno in cerca di una diversificazione del loro portafoglio, aumentando la domanda di oro. Ma quello che va ricordato è che la correlazione tra dollaro e oro è di carattere statistico. «Le serie storiche – sottolinea la Wozniak – indicano che esiste questa relazione inversa. Un trend che, ultimante, è stato molto forte. Tuttavia, non mancano periodi storici in cui questa relationship è venuta meno».

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