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La travagliata storia di Agrigento

Agrigento, fin dalla preistoria.
Il territorio di Agrigento è abitato fin dalla preistoria, come attestano i ritrovamenti della stazione eneolitica di Serraferlicchio, mentre i primi segni della presenza greca risalgono al VII secolo a.C., anche se solo nel 581 a.C. i gelesi, insieme a un gruppo di greci della madrepatria , fondano “Akragas” – fu una delle ultime colonie greche della Sicilia – collocandola a metà strada fra Gela e Selinunte a controllo della costa rivolta all´Africa. A 100 anni dalla fondazione, Aragas conta circa 200 mila abitanti, fra cui molti illustri uomini di pensiero, d´arte e di scienza (basta ricordare Empedocle), e vede l´edificazione quasi contemporanea degli splendidi templi sulla collina meridionale. I romani insediatisi stabilmente a partire dal 210 a.C., la ribattezzano “Agrigentum” e danno nuovo impulso all’agricoltura e al commercio, gettando le basi dell’importante centro di scambi che sarebbe divenuta nel periodo bizantino. Verso la fine del VII secolo gli abitanti abbandonano le residenze a valle per trasferirsi sulla collina dell’acropoli, in un processo migratorio di massa di cui ancora non è dato fornire una spiegazione pienamente attendibile. Tale insediamento costituisce il nucleo di partenza per l´edificazione della città araba, già dal IX secolo proclama capitale dei berberi di Sicilia col nome di “Gergenti”. L’XI secolo vede, con l´arrivo dei normanni la riaffermazione del ruolo di Girgenti all’interno della Sicilia e nel controllo del braccio di mare fra questa e l’Africa. La conseguente crescita del borgo viene arrestata dallo spopolamento causato dalla fondazione di numerosi centri agricoli nell´entroterra, avviata nel XV secolo sino al XVIII.
Dalla rupe Atenea lo spettacolo dei templi, con il mare sullo sfondo, è uno dei più suggestivi dell’isola; in questo scenario, unico al mondo e arricchito dalla precoce fioritura dei mandorli nella valle, si svolge nella prima decade.
Akragas, città della Magna Grecia
Fondata nel 581 a.C. dai coloni Rodii e Cretesi della vicina Gela, Akragas divenne in breve tempo una delle più importanti città della Magna Grecia, in Sicilia seconda solo a Siracusa. L’area urbana aveva un’ampiezza di 456 ettari ed era circondata da mura di fortificazione con nove porte d’ingresso. La popolazione era di circa 300.000 abitanti ed era considerata “la più bella città dei mortali”. Nel 210 a.C. venne saccheggiata dai Romani e assoggettata all’Impero ma conobbe nei secoli successivi, l’invasione e la riedificazione da parte degli Arabi che la ricostruirono sulla cima della collina in cui oggi si ammira il centro storico caratterizzato appunto dalla tipica conformazione araba, con le sue piccole viuzze e cortili che convergono verso la Via Atenea, che è da considerare anche oggi la più importante arteria della città. La via Atenea da Porta di Ponte, attraversa interamente il centro storico e su di essa si affacciano bellissimi palazzi e numerose chiese frutto di stili di costruzione a volte totalmente diversi tra loro che contengono all’interno dei veri e propri tesori di arte sacra molto spesso sconosciuti al grande pubblico. Oggi Agrigento si estende su una superficie di 245 Kmq a 230 metri dal livello del mare e conta 55.424 abitanti.
La Valle dei Templi
La Valle dei Templi si trova vicino alla città nuova, dove si possono visitare i resti della città antica. Il Tempio della Concordia del IV sec. a.C. è uno dei meglio conservati. Era probabilmente consacrato a Dioscuri Castore e Polluce. Nel 800 d.c. fu riadattato come chiesa cristiana, e successivamente nel XVIII sec. fu restaurato e riportato nella condizione originaria.Il Tempio di Ercole fu costruito nel VI sec. a.C. e oggi non ne rimangono che pochi resti. Il più grande è il Tempio di Giove Olimpio. L’enorme struttura fu costruita a memoria della vittoria sui Cartaginesi. Fu semidistrutto sempre dai Cartaginesi e successivamente da eventi naturali. E’ un pseudoperiptero, con il peristilio sostituito da un enorme muro intervallato con semicolonnati. Guardando Agrigento dalla collina dei Templi, le moderne palazzine che fanno da sfondo ai vuoti delle colonne lascerebbero pensare a un massiccio sviluppo nel tempo attuale, magari come logica continuazione dell’ antica magnificenza. Esiste invece una netta cesura fra la città odierna e quella del passato: la prima è distratta e sopita in una realtà meno che provinciale, tagliata fuori dai grandi circuiti viari siciliani e quindi rinchiusa in se stessa; la seconda, come per miracolo conservatasi alla nostra ammirazione, trasmette ancora la sua vocazione ad aprirsi verso l´esterno. Ma la censura, oltre che spazio-temporale, è anche culturale, quella stessa descritta con disagio da Pirandello e denunciata con violenza da Sciascia.

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