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Come fare il GUARDIANO DI UN FARO part time

Vuoi fare il guardiano di un faro part time?
Amate l’isolamento e il total relax? Basta affittare uno degli undici fari storici della Croazia, messi a disposizione dalla compagnia statale Plovput (Croazia) ai turisti.
Sorgono tutti in posizioni privilegiate, su isole o su promontori della costa, immersi nella natura ed isolati dai centri abitati. Come quello di Palagruzza, che guarda in faccia ai marosi, oppure quello di Velirat, circondato da un bosco, o quello solitario dell’isolotto di Perec, lungo la costa istriana.
Visti i pochi posti a disposizione la lista d’attesa è lunga, ma ne vale la pena, ideale per chi voglia tenersi lontano da turisti e rumore. Magari per scrivere in pace un libro di memorie o quel romanzo d’avventura che avete sempre sognato…
Qui trovate tutti i suggerimentie i link: www.mollotutto.com

COSA SONO i FARI

Un faro è una struttura, in genere una torre, di varia complessità tecnologica che ha lo scopo di segnalare ai naviganti l’esistenza di un ostacolo o di un rischio per mezzo di segnali luminosi.
Fino agli inizi del secolo scorso i fari erano abitati da guardiani che si occupavano della manutenzione della fonte illuminante.
Oggi invece sono tutti completamente automatizzati e non necessitano di manutenzioni così assidue.
I fari sono i più importanti dei segnalamenti marittimi, e sono situati in prossimità dei luoghi di atterraggio, dei luoghi pericolosi o di altri luoghi ove sia utile avere un punto notevole percepibile a distanza elevata durante la navigazione costiera. Sono chiaramente segnati sulle carte nautiche.
La caratteristica primaria del faro è di essere una fonte che emette informazioni. Ed è così univoca, questa caratteristica, che la parola faro, se ci si pensa bene, non ha sinonimi.
Il nome deriva dall’isola di Pharos, di fronte ad Alessandria d’Egitto, dove nel III secolo a.C. era stata costruita una torre sulla quale ardeva costantemente un gran fuoco, in modo che i naviganti su quei fondali potessero districarsi dalla retrostante palude Mareotide.

L’uso di accendere fuochi in un punto prominente della costa, ad indicare ai naviganti punti critici (o anche punti d’approdo), è comunque intuitivo e di certo anteriore al faro di Alessandria. E siccome è assai antico, i fari antichi venivano dedicati agli dei, che erano considerati gli artefici finali e gli unici veri garanti della salvezza dei marinai.

I segnali emessi erano in origine esclusivamente luminosi, e stabili. L’applicazione di uno specchio (e poi di una lente) alla fonte luminosa, in modo da estendere la portata luminosa del manufatto, fu per lungo tempo la sua unica evoluzione sostanziale.

Si aggiunsero poi meccanismi di rotazione, lenti per la colorazione della luce, diversi sistemi di alimentazione (ad esempio nel faro automatico) e così via, sino a giungere ai moderni apparati ottici. Il salto tecnologico si ebbe con l’aggiungersi, ai fari luminosi, di altri “ausili alla navigazione”, in particolare dei c.d. “ausili radioelettrici” – radiofari e risponditori radar.

L’evoluzione estrema del faro può essere considerata la torre di controllo di un aeroporto, che però, essendo un sistema interattivo di comunicazioni, cambia in modo sostanziale la natura del sistema iniziale.

Ogni faro luminoso deve avere delle caratteristiche che lo rendono unico e quindi distinguibile con sicurezza dagli altri fari della zona. Le principali di queste sono il colore, il tipo di luce (fissa, a fasci o scintillante) ed il periodo di intermittenza, la cui sommatoria ne rende univoca l’identità.
In particolare si chiama caratteristica del faro la sequenza temporale di luci (lampi) ed eclissi ed il loro colore, mentre si chiama periodo della caratteristica l’intervallo di tempo dopo il quale la sequenza si ripete. Esempio: due lampi bianchi 10 secondi.
Un altro dato essenziale del faro è la sua portata, cioè a quale distanza può essere visto. Oltre che dalla potenza luminosa e dal tipo di ottica presente, questa distanza è influenzata anche dall’altezza sul livello del mare della sorgente luminosa, in quanto per la curvatura della terra più è alta e più lontano è visibile. Per essere classificato faro la portata deve essere superiore alle 15 miglia, altrimenti si è in presenza di un fanale.
Le informazioni con le quali si descrive un faro sono perciò il suo nome, la località e l’ubicazione, l’elevazione s.l.m. della sorgente luminosa e le sue caratteristiche, la sua portata, le sue coordinate geografiche e la sua descrizione per il riconoscimento diurno.

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