No Banner to display

Article Marketing

article marketing & press release

28 Settembre 2009

4 SEASONS, UNA NUOVA LUCE ILLUMINERA’ LA CASINA VALADIER

Il prossimo 30 settembre Villa Borghese si mostrerà in una veste colorata e originale per presentare l’innovativo sistema di lighting design di Prisma Architectural, destinato a rivoluzionare l’illuminazione degli spazi verdi.

Agriturismi: le schede e le offerte dirette

Portale dedicato alle strutture ricettive immerse nel verde, con offerte e schede dettagliate.

Parliamo di “Evoluzione” piuttosto che di crisi

Essere ottimisti significa parlare di “evoluzione” piuttosto che di crisi. Il difficile periodo congiunturale sta accelerando i tempi di una naturale evoluzione nel mondo del lavoro.

Net-tradefair: il web che rende preziose fiere ed eventi.

Net-prime srl ha sviluppato una nuova applicazione per la gestione e registrazione dei dati su cui poggia il processo “evento”.

Amore, morte e ossessione: ‘Abbracci spezzati’ di Almodovar

Un triangolo di passione, tormentato e sensuale. Un incidente che spezza gli abbracci e fa calare il buio sul personaggio principale, lo sguardo perso come metafora del cinema e della recente storia della Spagna. Il 6 novembre torna nelle sale italiane Pedro Almodovar con il suo nuovo film Los Abrazos Rotos – Gli abbracci spezzati, molto applaudito al recente Festival di Cannes.
L’amore lacerante – Los Abrazos Rotos è la storia di Mateo Blanco, ex regista diventato cieco in seguito ad un grave incidente. La perdita della vista ha rivoluzionato la vita di Mateo, che ha lasciato il cinema per fare il romanziere e firmare le sue storie con lo pseudonimo di Harry Caine. Pieno di forza vitale, Mateo non ha rinunciato a condurre un’esistenza creativa ma non riesce a liberarsi dai fantasmi del passato, dall’amore tragico che ha vissuto e che racconta a Judit, la produttrice che si prende cura di lui, e a so figlio Diego.

Il puzzle dei ricordi – Un po’ alla volta Mateo ricostruisce la sua vita passata per mezzo delle immagini, impresse su pellicola e scomposto in un puzzle che corrisponde alla marea dei ricordi. Il menage-a-trois di passione, ossessione e potere che lo ha coinvolto insieme alla affascinante Lena e al ricco Ernesto Martel, è una storia interrotta che ha visto la morte metaforica di Mateo e Lena, ma mai veramente terminata. Ancora un grande melodramma da Pedro Almodovar, che ricompone il puzzle della memoria con citazioni dai classici del cinema, tra cui un doveroso omaggio a Roberto Rossellini.

Mondoeventi Blog : Lione, città ghiotta d’arte

Terremoto a Lione, ma solo in termini artistici. Nella deliziosa, ghiottona (è la capitale gastronomica della Francia), rinascimentale e preziosa (è patrimonio dell’Unesco) Lione, l’arte sembra voler dare una scossa al sistema paludato delle mostre. Fino al 3 gennaio, infatti, impazza, soprattutto nel contesto urbano, tra strade, piazze e aree suburbane, la decima Biennale d’a rte contemporanea che sfoggia un titolo assai indicativo, “Le Spectacle du Quotidien/ The Spectacle of the Everyday”, dove sessanta artisti internazionali (dove spicca di nuovo, dopo la Biennale di Istanbul, l’assenza di nomi italiani) puntano a riconciliarsi con una dimensione quotidiana, fatta di pregi e difetti, tic e vezzi, manie e vizi.

Un’escursione al Monastero di Montserrat – Barcellona

Un consiglio per un’escursione fuori da Barcellona? Montserrat è probabilmente la meta piú raccomandata. Se volete trascorrere a Barcellona piú di tre o quattro giorni e quindi avete tutto il tempo necessario per visitare le principali attrazioni cittadine e svagarvi con la vita notturna, puó essere una buona idea concedersi un giro fuori dal centro.

Il Cairo alla corte dei faraoni

L’importanza di questa città è tale che i suoi abitanti nemmeno la chiamano Il Cairo, ma sono abituati a darle semplicemente l’appellativo di “Egitto”, come se tutto l’Egitto fosse chiuso in questa immensa metropoli. In effetti, se si tiene conto del fatto che Il Cairo supera abbondantemente i 18 milioni di abitanti e che tutto il suo territorio, città satelliti comprese, arriva ad oltre 25 milioni di abitanti, si può facilmente capire la ragione di questa abitudine.

Il Cairo è la capitale dell’Egitto ed è la più popolata in assoluto tra le città dell’Africa e del Medio Oriente. Questo destino di grandezza e di forza le sta legato città fin dalla sua fondazione: i Fatimidi, nuovi dominatori del nord Africa alla fine del X secolo, crearono intorno al piccolo insediamento preesistente un forte sistema di mura e di protezioni per farne la nuova capitale del loro dominio. Vollero esprimere questa supremazia addirittura attraverso il nome della “nuova” città, battezzandola al-Quaira, letteralmente “la dominatrice, la soggiogatrice”.

Iniziò la seconda era dell’Egitto con Il Cairo vero cuore della nazione dopo che le capitali precedenti erano state collocate tutte più a sud, lungo il corso del Nilo. Il Nilo, che proprio in prossimità della città si dirama in tutti i bracci del suo immenso delta, è una delle ricchezze tradizionali della zona: serviva sia come “autostrada” d’acqua verso il Mediterraneo che come sistema naturale di irrigazione.

Prima del X secolo Il Cairo non era ancora una delle città protagoniste della storia dell’antico Egitto, anzi si dovranno aspettare i Romani per far nascere nella zona un primo insediamento considerevole. A inizio del VII secolo d.C. arrivarono i primi califfi arabi; l’Egitto era ancora un punto di secondaria importanza nella loro espansione e nel nord della nazione la città veramente di rilievo rimaneva Alessandria d’Egitto.
Fu appunto con i Fatimidi che Il Cairo iniziò a sostituirsi ad Alessandria come egemone nel territorio egiziano; in città risedettero poi gli Abbuydi e i Mamelucchi che nel Cinquecento furono definitivamente sottomessi dai Turchi e rimasero una sorta di loro sudditi nella zona.

In seguito il destino della capitale si unì con quello del canale di Suez: il controllo dello stretto era fondamentale per gli occidentali e per questo motivo gli inglesi occuparono per circa quarant’anni il Paese (tra il 1882 e il 1922, anno della nascita dello stato egiziano indipendente).

L’enorme superficie de Il Cairo (circa 7200 chilometri quadrati) può essere approssimativamente divisa in due parti: quella a est del Nilo con la città più antica che si apre ai grandi bacini archeologici e quella più a nord-ovest costruita invece prevalentemente a metà del XIX secolo e con un profilo urbanistico pensato ad imitazione della Parigi napoleonica.

Il clima de Il Cairo è molto secco, le temperature sono estremamente elevate e superano tranquillamente i venti gradi anche a dicembre e gennaio; scarsissime sono le precipitazioni, una delle medie più basse dell’intero pianeta (20 millimetri l’anno).

Il Cairo ha due storiche linee di metropolitana ed è ben collegata con strade ferrate verso tutte le altre principali città del paese. L’aeroporto de Il Cairo è il Cairo International Airport, circa quindici chilometri fuori dalla città; su di esso vola la compagnia di bandiera egiziana Egypt Air e i maggiori vettori internazionali.

La lingua ufficiale de Il Cairo è l’arabo e la moneta ufficiale è la Lira Egiziana; l’ambasciata d’Italia a Il Cairo si trova al numero 15 di Abdel Rahman Fahmy Street.

Insulti leciti nei reality, così cresce la tv dei barbari

Dare del pedofilo ad una persona in diretta televisiva, di fronte a milioni di telespettatori, è perfettamente lecito e anzi, non potrebbe essere diversamente, dato che ci si trova nell’ambito di un reality show. E’ il succo della sentenza emessa dalla Corte di Cassazione italiana, la quale ha respinto la richiesta di risarcimento danni avanzata da Franco Mancini, concorrente del reality Survivor, insultato da un “rivale” perché molto amico di un altro partecipante al programma, molto più giovane d’età. Mancini aveva già perso in primo grado, davanti alla Corte d’Appello di Rieti. La Cassazione ha ribadito l’importanza di decidere tenendo conto del contesto.
Qualsiasi cosa per un po’ di celebrità – L’argomentazione dei giudici della Cassazione è che per giudicare casi di insulti anche molto pesanti si debba tenere conto della particolarità dei reality show, i quali esistono per “sollecitare il contrasto tra i partecipanti. Quella trasmissione è volutamente indirizzata alla rissa verbale”, gli insulti subiti devono essere intesi come “conseguenza della notorietà volontariamente acquisita con la partecipazione a quella trasmissione”. Morale: fatevi di tutto, distruggetevi in diretta, stando attenti a non arrivare all’omicidio e a non mandare all’ospedale nessuno, perché altrimenti il reality a cui partecipate perde senso e audience.

Vince chi urla di più – Insomma, anche i giudici si piegano alle esigenze di palinsesto. Ogni Paese ha la tivù che si merita, recita un vecchio adagio, e non è un caso che format ormai alla frutta come Il Grande fratello stiano chiudendo i battenti nel resto d’Europa e negli Usa. Da noi il padre di tutti i reality si prepara per la decima edizione che durerà, caso unico al mondo, la bellezza di cinque mesi. Con il paradosso che il reality non è realistico: altrove se i concorrenti vogliono fare sesso in diretta o dar luogo ad altri comportamenti eccessivi lo possono fare, anche perché le puntate vengono trasmesse in seconda serata e a pagamento, bypassando buona parte del pubblico generalista. In Italia non si va oltre la solita pruderie frustrata fatta di ammiccamenti erotici, spostando poi l’attenzione dei telespettatori sugli scontri sempre più violenti tra concorrenti, meglio se famosi (o celebrità decadute), in un gioco di rivalsa dell’uomo della strada che gode a vedere tanto isterismo e abbruttimento.
La “legge” di Eco – Dunque la logica della riunione di condominio condotta a suon di urla e parolacce viene trasposta, sublimata e potenziata sul piccolo schermo dai reality show. E funziona, ha successo. E’ questo che vuole la gente e si è sempre liberi di cambiar canale, sarebbe facile rispondere. Non è moralismo però, dire che ciò che ha successo in tv rispecchia la cultura popolare di un Paese. Nel 1964 Umberto Eco, nel suo saggio rivoluzionario e molto discusso Apocalittici e integrati dimostrò come, al di là della storiografia, di Cavour e di Garibaldi, a fare l’Italia sia stata soprattutto la televisione, e in particolare i telequiz di Mike Bongiorno che insegnarono alla gente a parlare l’italiano, unificando sotto la nuova lingua quello che era un puzzle di dialetti con relative culture contadine alle spalle. In un’altra sua opera più recente, Diaro Minimo, Eco osserva ancora a proposito del padre della tv italiana: “Quest’uomo deve il suo successo al fatto che in ogni atto e in ogni parola del personaggio cui dà vita davanti alle telecamere traspare una mediocrità assoluta. […] Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. […] In compenso Mike Bongiorno dimostra sincera e primitiva ammirazione per colui che sa. […] professa una stima e una fiducia illimitata verso l’esperto. […] Mike Bongiorno è privo del senso dell’umorismo. Ride perché è contento della realtà, non perché sia capace di deformare la realtà.[…]”. Il risultato è, nelle parole di Giorgio Simonelli, docente di Giornalismo radiofonico e televisivo e di Storia della radio e della televisione all’Università Cattolica di Milano: “Una tv da terzo mondo con un modello ormai superato”.

Ungheria: nelle terre del tokaji

Ricca di storia, Eger è una delle città barocche più belle dell’Ungheria. Ma quello che più colpisce della città è la posizione tra i rigogliosi vigneti dell’Ungheria, a ridosso di una delle più storiche zone vinicole del Paese.
Qui la tradizione enologica è antica e lungo via Szèchenyi, la strada principale di Eger, si possono trovate cantine e ristoranti con pregiate etichette di rossi e di bianchi. Tra le varietà più famose il sangue di toro di Eger (Egri Bikavér). Questo vino rosso si può gustare nelle cantine scavate nel tufo della valle Szèpasszony. Una curiosa leggenda è nascosta dietro la denominazione del vino: si narra che, per sostenersi in una feroce battaglia contro l’attacco dei turchi, i soldati ungheresi in difesa della fortezza di Eger, bevvero gran quantità di vino rosso, cosicché quando i turchi si trovarono di fronte i guerrieri magiari con le barbe macchiate di rosso pensarono che la loro ferocia e abilità nel combattimento derivassero dall’aver bevuto sangue di toro. E così, terrorizzati, si ritirarono. La Strada del Vino di Eger abbraccia ben 17 località tutte limitrofe al suo capoluogo: Andornaktálya, Demjén, Egerbakta, Egerszalók, Egerszólát, Felsotárkány, Kerecsend, Maklár, Nagytálya, Noszvaj, Novaj, Ostoros, Szomolya, Aldebro, Feldebro, Tófalu, Verpelét.
Ma Eger è famosa anche per le sue acque termali e per essere un centro dedicato al benessere: in città, niente di più facile che dedicarsi alla cura del proprio corpo nell’hammam turco Török Fürdô (omonima via, al civico 1), importante già in epoca ottomana.
Nella graziosa Egerszalòk invece si può godere delle proprietà terapeutiche delle acque termali.

Sempre nei dintorni, da non perdere una visita al Parco Nazionale di Bükk Noszvaj e il Castello De la Motte, di epoca settecentesca, un gioiello barocco nella trama architettonica ungherese.
Regione di Eger a parte, il vino più noto di tutta l’Ungheria resta il Tokaji Aszú, prodotto da un vitigno autoctono ungherese, che ancora una volta deve la sua fama ai turchi: e sì, perché, con le invasioni, i contadini furono costretti ad abbandonare la vendemmia; in questo modo le uve appassirono e ammuffirono, ma sotto la guida di un religioso (Szepsi Laczkó), vennero raccolte e spremute ugualmente. Il sapore che ne risultò fu davvero buono, che Laczkó decise di provare ad aggiungere questo nettare al vino comune prodotto l’anno precedente, e così diede origine al Tokaj. Oggi storia, aromi e leggende si possono gustare in tutta la loro bontà lungo la strada del vino che abbraccia l’area di Tokaji-Hegyalja, nella parte nord-occidentale dell’Ungheria, vicino ai confini con la Slovacchia e l’Ucraina: 62 km di cantine, degustazioni, paesaggi immersi nel verde. L’itinerario consigliato? Quello che si snoda lungo le località di Szerencs, Mezozombor, Tarcal, Tokaj, Sarospatak, Satoraljaujhely.

  • 1 2
Article Marketing