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E-commerce: la Direttiva Europea sulla tutela dei consumatori fa insorgere i merchant.

Secondo quanto emerso dagli studi sul rapporto tra i consumatori italiani e i canali di vendita online effettuati dalla School of Management del Politecnico di Milano e Netcomm, il Consorzio del commercio elettronico italiano, nel 2010 i consumatori italiani che si sono rivolti ai canali online di e-commerce sono stati 8 milioni.

In crescita anche il fatturato del commercio elettronico: nel 2010, il settore ha raggiungo i 6,5 miliardi di euro, pari a un aumento di circa il 15% su base annua.

Da questi dati si può dedurre che, sebbene in Italia il commercio elettronico non è ancora diventato un vero e proprio fenomeno di massa, gode sicuramente di buona salute.

Le aziende sono senz’altro consapevoli delle potenzialità che offre avere una vetrina fruibile da milioni di potenziali clienti. Ma quali sono i beni che meglio si prestano a essere venduti online?


Scorrendo diversi bollettini disponibili online, si scopre che in rete si comprano soprattutto biglietti ferroviari e aerei (38,4%), vacanze (27,6%), ma anche libri e riviste (27,1%), abiti e articoli sportivi (21,9%), film e musica (20,8%) e biglietti per spettacoli (17,6%), mentre è in evidente crescita la tendenza a acquistare “servizi” più che “beni”.

Restando però nel campo dei prodotti tout court, un settore che dimostra di essere molto adatto all’e-commerce è senz’altro rappresentato dalle forniture per ufficio.

Tra le varie proposte disponibili nella rete citiamo il caso di Click Ufficio che, a dimostrazione della propria capacità di riconoscere immediatamente le potenzialità della vendita online, entra nel vivo dell’e-commerce nel giugno del 2000 e che, per realizzare uno dei più grandi megastore on line dedicato alle forniture per ufficio, ha scelto il software e-commerce Evox® 2010 Enterprise Edition.

A dimostrazione che il mondo e-commerce è in continua evoluzione e che, proprio in virtù delle sue potenzialità, è tenuto sotto controllo dalle massime autorità per garantirne correttezza e trasparenza, l’Unione Europea sta vagliando una Direttiva per la tutela del “consumatore virtuale” che disciplini in modo uniforme questa materia in tutti gli Stati europei.


Tra i punti più discussi di questo testo vi sono le variazioni delle tempistiche relative al periodo di recesso, ai tempi e le modalità del rimborso di un reso, ai tempi e ai costi di restituzione, alla consegna di beni/servizi in altri Stati.

Nello specifico, se la Direttiva fosse approvata, il consumatore ha 14 giorni per poter dichiarare la propria volontà di recesso (rispetto agli attuali 10) e il commerciante ha 14 giorni per rimborsare le somme versate dal consumatore che ha esercitato il recesso (anziché gli attuali 30).

Come si vede quindi la parificazione tra le parti c’è stata ma questo ha creato non poche proteste da parte delle associazioni dei merchant, che bocciano la Direttiva perché fortemente sbilanciata a favore dei consumatori, con il rischio di assistere all’aumento dei costi per le attività di e-commerce con conseguente ricaduta sui prezzi per i clienti finali.

A tutt’oggi l’Unione Europea non ha ancora approvato la Direttiva ma c’è da immaginarsi che, sia che il testo rimanga inalterato o meno, ci sarà un acceso dibattito tra le associazioni di consumatori da un lato e le associazioni dei commercianti dall’altro.

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