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COMMISSIONI INTERBANCARIE, CONDIZIONE NECESSARIA PER l’EFFICIENZA DEL MERCATO DEI PAGAMENTI

François Schwerer, ha un Dottorato in diritto ed economia d’impresa, ed è stato Responsabile dell’Ufficio Legale della Banque Postale. In precedenza, ha ricoperto tale carica presso le banche Crédit Mutuel e Caisse d’Epargne Languedoc-Roussillon.
Il 24 luglio, la Commissione europea ha presentato una proposta volta a riformare il sistema di pagamento europeo con carta. Il 28 agosto sull’edizione francese dell’Huffington Post, il Commissario europeo responsabile, Michel Barnier, ha difeso la sua riforma affermando che questa non penalizzerà i consumatori. La riduzione generale della commissione interbancaria (che rappresenta il trasferimento tra la banca del commerciante e la banca del consumatore quando quest’ultimo paga con carta di credito) è uno dei pilastri del testo. Così com’era stata presentata, la riforma dovrebbe favorire sia i commercianti che i consumatori grazie ad una maggior concorrenza tra gli istituti di pagamento. Un’analisi più approfondita rivela, tuttavia, l’esatto contrario.
I Commercianti assicurano che, qualora le commissioni interbancarie venissero rimosse, potrebbero ridurre i prezzi al consumo. Questa tesi viene utilizzata regolarmente dalla Commissione europea e da altre Autorità della Concorrenza al fine di provare al consumatore quanto la riforma vada a suo interesse. Ciononostante, un’analisi più approfondita ci porta ad una versione più sfumata della dichiarazione sopraesposta. In termini pratici, per una confezione di sei bottiglie di latte dal valore di €5, incluso in un pagamento con carta di credito totale di €80, la commissione interbancaria è di circa €0,026. Per una confezione di burro al prezzo di €1,20, acquistata con una spesa totale di €80, la commissione è di €0,006 (meno dell’un per cento).
Possiamo pensare che i commercianti arrotondino per difetto il prezzo al migliaio più vicino? Contrariamente a quanto ritenuto dalla Commissione europea, è molto probabile che i commercianti aumentino il proprio margine in misura maggiore rispetto alla contestuale riduzione dei prezzi. Tanto più che quest’ultima sarà impercettibile per il consumatore. La variazione del prezzo per unità venduta è talmente ridotto che è alquanto improbabile che i prezzi diminuiscano. Sarebbe da ingenui pensare che la differenza di prezzo sarà trasferita direttamente al prezzo finale. In aggiunta, questa considerazione non terrebbe in conto di tutti quei fattori che contribuiscono alla formazione del costo del prodotto, e quindi del prezzo.
Per quanto concerne i consumatori, alla riduzione della commissione interbancaria seguirebbe un aumento dei costi per il possesso della carta. Quest’ultima è già fortemente limitata dalla normativa (ad esempio non è previsto alcun pagamento per gli assegni)) e qualsiasi aumento delle commissioni bancarie per i consumatori non potrà basarsi su alcuna correlazione diretta. L’eliminazione completa delle commissioni interbancarie costerebbe all’incirca €1,2 miliardi all’anno ai francesi titolari di carte di credito. Ad una riduzione del 50% seguirebbe un aumento di €600 milioni all’anno (più di €25 a nucleo familiare all’anno, oltre all’IVA).
Inoltre, le ragioni economiche alla base delle decisioni prese dalla Commissione europea non sono molto chiare. Tale confusione deriva dall’utilizzo di teorie economiche che definiscono erroneamente il mercato dei pagamenti come un mercato di beni e servizi standard, come se ogni transazione tra due agenti fosse esclusivamente una transazione di mercato. Tuttavia, per sua propria natura, la transazione interbancaria non può essere considerata alla stregua di un servizio base: si basa infatti sulla suddivisione dei costi tra fornitori che cooperano all’interno del medesimo sistema al fine di fornire congiuntamente un unico servizio ai propri clienti. Senza questa necessaria cooperazione tra banche (che sono anche in competizione tra loro), tale servizio non ci sarebbe. Le singole banche non vendono servizi indipendenti (accettazione di pagamento da parte dei commercianti; pagamento dei consumatori; e altri servizi – che non possono essere definiti legalmente dall’altra banca con cui coopera), ma un servizio unico generale per chiarire e concludere una transazione commerciale.
Come è stato spiegato dal Professore di Economia Raymond Barre (ex Primo Ministro francese), i soldi non sono un banale bene economico: sono un bene creato per le transazioni economiche, e non per il consumo. I soldi facilitano la soddisfazione degli utenti.
Conseguentemente, l’efficacia dei sistemi di pagamento non può essere calcolata con le modalità di un mercato base che offre beni e servizi. L’utilizzo di carte è legittimo quando genera esternalità positive per i commercianti e i consumatori. La commissione interbancaria non è un prezzo di mercato, bensì una modalità di spartire i costi legati ad un’infrastruttura.
Alla fine, la Commissione europea è rimasta intrappolata nella sua stessa dottrina, uscendone vittima. Nel tentativo di ridurre i prezzi per il benessere dei consumatori mediante le leggi sulla concorrenza, otterrà un risultato opposto rispetto agli obiettivi che si è prefissata. Questo risultato rinforzerà i margini dei grandi rivenditori, e non sosterrà il potere d’acquisto dei cittadini europei. Nella loro battaglia contro le commissioni, i commercianti hanno preso in ostaggio le banche commerciali, a detrimento dei consumatori.

In lingua originale:
ha un Dottorato in diritto ed economia d’impresa, ed è stato Responsabile dell’Ufficio Legale della Banque Postale. In precedenza, ha ricoperto tale carica presso le banche Crédit Mutuel e Caisse d’Epargne Languedoc-Roussillon.
Il 24 luglio, la Commissione europea ha presentato una proposta volta a riformare il sistema di pagamento europeo con carta. Il 28 agosto sull’edizione francese dell’Huffington Post, il Commissario europeo responsabile, Michel Barnier, ha difeso la sua riforma affermando che questa non penalizzerà i consumatori. La riduzione generale della commissione interbancaria (che rappresenta il trasferimento tra la banca del commerciante e la banca del consumatore quando quest’ultimo paga con carta di credito) è uno dei pilastri del testo. Così com’era stata presentata, la riforma dovrebbe favorire sia i commercianti che i consumatori grazie ad una maggior concorrenza tra gli istituti di pagamento. Un’analisi più approfondita rivela, tuttavia, l’esatto contrario.
I Commercianti assicurano che, qualora le commissioni interbancarie venissero rimosse, potrebbero ridurre i prezzi al consumo. Questa tesi viene utilizzata regolarmente dalla Commissione europea e da altre Autorità della Concorrenza al fine di provare al consumatore quanto la riforma vada a suo interesse. Ciononostante, un’analisi più approfondita ci porta ad una versione più sfumata della dichiarazione sopraesposta. In termini pratici, per una confezione di sei bottiglie di latte dal valore di €5, incluso in un pagamento con carta di credito totale di €80, la commissione interbancaria è di circa €0,026. Per una confezione di burro al prezzo di €1,20, acquistata con una spesa totale di €80, la commissione è di €0,006 (meno dell’un per cento).
Possiamo pensare che i commercianti arrotondino per difetto il prezzo al migliaio più vicino? Contrariamente a quanto ritenuto dalla Commissione europea, è molto probabile che i commercianti aumentino il proprio margine in misura maggiore rispetto alla contestuale riduzione dei prezzi. Tanto più che quest’ultima sarà impercettibile per il consumatore. La variazione del prezzo per unità venduta è talmente ridotto che è alquanto improbabile che i prezzi diminuiscano. Sarebbe da ingenui pensare che la differenza di prezzo sarà trasferita direttamente al prezzo finale. In aggiunta, questa considerazione non terrebbe in conto di tutti quei fattori che contribuiscono alla formazione del costo del prodotto, e quindi del prezzo.
Per quanto concerne i consumatori, alla riduzione della commissione interbancaria seguirebbe un aumento dei costi per il possesso della carta. Quest’ultima è già fortemente limitata dalla normativa (ad esempio non è previsto alcun pagamento per gli assegni)) e qualsiasi aumento delle commissioni bancarie per i consumatori non potrà basarsi su alcuna correlazione diretta. L’eliminazione completa delle commissioni interbancarie costerebbe all’incirca €1,2 miliardi all’anno ai francesi titolari di carte di credito. Ad una riduzione del 50% seguirebbe un aumento di €600 milioni all’anno (più di €25 a nucleo familiare all’anno, oltre all’IVA).
Inoltre, le ragioni economiche alla base delle decisioni prese dalla Commissione europea non sono molto chiare. Tale confusione deriva dall’utilizzo di teorie economiche che definiscono erroneamente il mercato dei pagamenti come un mercato di beni e servizi standard, come se ogni transazione tra due agenti fosse esclusivamente una transazione di mercato. Tuttavia, per sua propria natura, la transazione interbancaria non può essere considerata alla stregua di un servizio base: si basa infatti sulla suddivisione dei costi tra fornitori che cooperano all’interno del medesimo sistema al fine di fornire congiuntamente un unico servizio ai propri clienti. Senza questa necessaria cooperazione tra banche (che sono anche in competizione tra loro), tale servizio non ci sarebbe. Le singole banche non vendono servizi indipendenti (accettazione di pagamento da parte dei commercianti; pagamento dei consumatori; e altri servizi – che non possono essere definiti legalmente dall’altra banca con cui coopera), ma un servizio unico generale per chiarire e concludere una transazione commerciale.
Come è stato spiegato dal Professore di Economia Raymond Barre (ex Primo Ministro francese), i soldi non sono un banale bene economico: sono un bene creato per le transazioni economiche, e non per il consumo. I soldi facilitano la soddisfazione degli utenti.
Conseguentemente, l’efficacia dei sistemi di pagamento non può essere calcolata con le modalità di un mercato base che offre beni e servizi. L’utilizzo di carte è legittimo quando genera esternalità positive per i commercianti e i consumatori. La commissione interbancaria non è un prezzo di mercato, bensì una modalità di spartire i costi legati ad un’infrastruttura.
Alla fine, la Commissione europea è rimasta intrappolata nella sua stessa dottrina, uscendone vittima. Nel tentativo di ridurre i prezzi per il benessere dei consumatori mediante le leggi sulla concorrenza, otterrà un risultato opposto rispetto agli obiettivi che si è prefissata. Questo risultato rinforzerà i margini dei grandi rivenditori, e non sosterrà il potere d’acquisto dei cittadini europei. Nella loro battaglia contro le commissioni, i commercianti hanno preso in ostaggio le banche commerciali, a detrimento dei consumatori.

In lingua originale:
http://www.huffingtonpost.fr/francois-schwerer/linterchange-condition-si_b_3982267.html

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