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Questione di sicurezza

Uno degli argomenti più scottanti in Italia è quello degli infortuni sul lavoro.
Nei telegiornali sentiamo molto spesso parlare delle cosiddette ” morti bianche “ , quelle morti cioè, che si consumano sul posto di lavoro, molto spesso causate dalla poca attenzione e prevenzione.
In Europa sono Spagna, Francia e Portogallo che si aggiudicano il primo posto nella classifica dei paesi con maggiori infortuni sul lavoro.
Passando invece alla situazione italiana dal 2003 al 2007 gli incidenti sul lavoro sono diminuiti del 18,2%.
Fortunatamente con gli anni la situazione è andata migliorando poiché dal 2002 al 2009 si è registrato un calo di incidenti pari al 20%.
In base ai dati dell’Inail siamo cioè passati da 992.655 a 790.000 infortuni nel giro di 7 anni.
La situazione infortunistica è quindi statisticamente migliorata, come infatti possiamo vedere, nello specifico tra i dati più significativi. Le asl di Bologna e Imola ad esempio, hanno constatato una progressiva decrescita registrando dal 2006 al 2008 un calo del 26% passando da 3136 a 2321 casi di infortunio denunciati.

Notizie sicuramente positive, ma c’è da considerare un aspetto molto importante legato a questi dati, la diminuzione degli infortuni sul posto di lavoro non sono soltanto il frutto di una maggiore attenzione, precauzione e scrupolosità, ma effetti della crisi affrontata dall’Italia che ha costretto a casa senza un lavoro centinaia di persone, le quali hanno giocato ruolo importante nelle statistiche che vengono effettuate.
E’ importante capire che a lotta alle morti bianche non può essere combattuta soltanto con leggi, spot pubblicitari o sensibilizzazione ma deve diventare parte della cultura nazionale,.
Ogni lavoratore deve accingere alla coscienza che ha in sé impegnandosi a capire l’importanza che ha una corretta sicurezza.
I datori di lavoro poi, non dovrebbero impegnarsi a non essere intransigenti con quelle importanti misure di sicurezza che a volte vengono tralasciate per la mancanza di fondi in cui a volte si ritrovano le aziende, rischiando su ciò che invece viene prima di tutto, la salute.

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