No Banner to display

Article Marketing

article marketing & press release

Internet, mobile e minori

Nel panorama tecnologico odierno sempre più sono i giovani utilizzatori di internet, grazie anche all’espansione dei dispositivi mobile che hanno una potenza di calcolo e capacità assimilabili a quelle di un personal computer. Sempre più infatti oggetti tecnologici come smartphone e tablet permettono un’esperienza così immediata della rete: con essi è possbile non solo telefonare e inviare sms, ma anche lavorare, giocare a giochi di ultima generazione (come Pou, Clash of Clans o Asphalt) e navigare siti web legati ad essi con community ampie e variegate come per esempio www.trucchiclashofclans.it.
In questo scenario dove la facilità d’accesso e la rapidità di conessione predispongono a una comunicazione sempre più mediata, veloce e interagita, coesiste anche un lato più oscuro e meno emerso. Quello della tutela dei minori in rete.
Se è vero che le nuove tecnologie semplificano la vita e tendono a espandere gli orizzonti conoscitivi di chi la fruisce, dall’altro questa facilità potrebbe sfociare in disattenzione e creare dei fenomeni negativi e illegali che hanno come vittime i minori.
I media stessi da qualche tempo se ne stanno occupando nelle loro agende e palinsesti e non è raro vedere o leggere un servizio che parla di questi fenomeni. Ma che cosa è stato fatto in concreto?

Per fornire una direzione a un tema così nuovo e vasto, oltre alle attività di polizia giudiziaria, di monitoraggio e di raccordo interistituzionale sono stati elaborati progetti di formazione per gli studenti a partire dagli 8 anni fino ai 18, rivolti anche a genitori e docenti, perché possano cogliere i segnali sospetti e le situazioni di rischio.
Tali progetti, presenti in molte scuole a cura del singolo istituto o del comune, lavorano su temi come legalità, violenza di genere o consumo di alcol. Assistiamo infatti ad un abbassamento netto dell’età di accesso ai social network e agli ambienti “virtuali”: i problemi possono emergere fin dai 9-10 anni quando, per curiosità o spirito d’imitazione, anche i bambini si registrano on line fornendo spesso dati falsi.

Il bullismo on line si verifica più nell’età della scuola media, mentre l’adescamento riguarda la fascia dai 12 ai 16 anni. Come evidenziano anche i dati della polizia postale, gli adolescenti sono più esposti a questo rischio perché hanno molti contatti on line e con facilità divulgano le foto proprie e altrui.

Quali sono i pericoli maggiori e come fronteggiarli?

Il rischio è lo scarso senso critico rispetto ai contenuti e agli strumenti della Rete; credere che il “virtuale” sia “non reale” porta a un eccesso di fiducia nelle relazioni on line. Anche la maggiore abitudine alla tecnologia riduce le difese dei “nativi digitali”: la Rete rende più disinibiti, nonostante si abbiano meno informazioni sulle persone con cui si entra in contatto.

Il rischio più frequente è la violazione della privacy. I ragazzi hanno difficoltà a comprendere concetti come riservatezza dei dati e a distinguere fra scherzi e comportamenti che possono costituire reato, in particolare molestie, diffamazione o sostituzione di persona.

Esempi sono la diffusione di foto di minorenni senza autorizzazione del titolare e dell’adulto o il profilo aperto a nome di un compagno. Altri casi riguardano l’esposizione a contenuti dannosi, falsi o addirittura illeciti o l’istigazione all’odio razziale.

Il caso estremo è quello dell’adescamento che può sfociare nell’invio di materiale illegale, nella richiesta di utilizzo della web cam sino alla richiesta di un incontro.

Tuttavia non si deve demonizzare internet che offre preziose opportunità di informarsi e socializzare. Ai ragazzi si deve insegnare il senso critico sapendo che la Rete è un luogo reale dove le conseguenze dei propri comportamenti sono concrete. È importante che i genitori affianchino i più piccoli dando regole di uso del web, con un’educazione rivolta anche agli aspetti della sessualità.

Internet è un mondo accessibile dal pc in camera come dal cellulare, il che ne aumenta l’utilizzo e riduce le possibilità di controllo. Non si tratta di vietare, ma di dare regole chiare e condivise su tempi e modi di accesso, proprio come si fa per la discoteca o altri luoghi di aggregazione.

Che cosa fare in concreto e come tutelare i minori?

Naturalmente genitori e scuola possono esercitare un controllo discreto anche attraverso software di filtraggio della navigazione. Credo però che la vera chiave sia il dialogo aperto fra genitori e ragazzi: fermarsi ad ascoltare e guardare negli occhi il proprio figlio è molto più efficace di qualsiasi filtro informatico.

Leave A Comment

Your email address will not be published.

Article Marketing