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Al cinema fa ridere ma lo shopping compulsivo é una malattia pericolosa.

Il film uscito quest’anno nelle sale cinematografiche lo dipinge come qualcosa di divertente ed innocuo, eppure lo shopping compulsivo è una patologia. Le spese sono eccessive rispetto alle proprie possibilità economiche; il mancato acquisto di qualcosa crea ansia e depressione. Questi i campanelli d’allarme dell’insorgenza di questa malattia.

 

Quest’anno in numerose sale italiane è stato proiettato il film ‘I Love Shopping’, tratto dall’omonimo romanzo di Sophie Kinsella, che parla delle disavventure di una ragazza affetta da ‘shopping compulsivo’. La pellicola, così come il libro, tratta l’argomento in maniera leggera, osservando la vicenda dalla prospettiva di una ragazza svampita e divertente che, anche se in bolletta, non riesce a controllare il suo irrefrenabile impulso all’acquisto. Alla fine, come in ogni storia cinematografica c’è però la redenzione, condita da quel tocco di romanticismo che non guasta mai in queste occasioni.

 

Eppure, fiction a parte, lo ‘shopping compulsivo’ (definito anche come ‘dipendenza da acquisti’) esiste davvero ed è considerato a tutti gli effetti una patologia compulsiva paragonabile al gioco d’azzardo o all’alcolismo.

 

La Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive (S.I.I.Pa.C.) lo descrive così: "E’ un disturbo caratterizzato dall’impulso irrefrenabile e immediato all’acquisto, da una tensione crescente alleviata solo comprando. Ogni stato emotivo negativo viene invertito nella spinta incontrollabile ed irrefrenabile ad effettuare un acquisto nonostante la compromissione delle sfere finanziaria, relazionale, lavorativa e psicologica".

 

Ma come si esplicita questa malattia, che porta a comprare continuamente oggetti non necessari e che spesso non verranno mai utilizzati, frequentemente comportanti spese al di la delle possibilità economiche dello compratore compulsivo?

 

"I soggetti affetti da questa patologia – spiegano gli esperti della S.I.I.Pa.C. – sostengono di essere assaliti dall’urgenza di comprare, come in preda ad un’ossessione che li costringe a mettere in atto il suddetto comportamento". Proprio per questa ragione la dipendenza da acquisti viene inserita in un’aerea più ampia, alla quale appartengono tutti i DOC (Disturbi Ossessivo Compulsivi).

 

Le donne sono una fetta di popolazione molto sensibile rispetto a questa malattia. Infatti, prosegue la S.I.I.Pa.C., "il 90% dei soggetti è rappresentato da donne che appartengono a una fascia sociale media: molte sono casalinghe, segretarie, impiegate e con un’età media di 40".

 

La sindrome da shopping compulsivo, ad oggi ancora studiata dalla comunità medica per le sue grandi complessità e per le sue numerose implicazioni, si manifesta inizialmente come una spiccata propensione all’acquisto di oggetti inutili, come vestiti che poi non vengono mai indossati o paia di scarpe identici a quelli già posseduti. La malattia peggiora con il tempo, portando a vere e proprie ‘crisi d’astinenza da compere’. Lo shopper compulsivo tende a vivere in uno stato di attesa fremente, quasi di ansia per l’acquisto successivo. L’atto stesso del comprare qualcosa provoca nel malato una sensazione di benessere, di riempimento a livello emotivo. Il sollievo, l’eccitazione ed il senso di liberazione provocato dall’acquisto è solo momentaneo e, di frequente, porta ad una successiva elaborazione dell’atto come negativo, con la comparsa del senso di colpa e della depressione.

 

Anche se la popolazione femminile è quella più soggetta a questa tipologia di sindromi compulsive, gli uomini non ne sono risparmiati, anche se tra i due sessi le manifestazioni della dipendenza da acquisti sono differenti. "Al primo posto tra gli oggetti della ‘febbre da acquisto’, per quanto riguarda le donne, ci sono i capi d’abbigliamento, seguiti da cosmetici, scarpe e gioielli: tutti elementi riconducibili all’immagine. L’uomo, invece, predilige simboli di potere e prestigio come telefonini, computer portatili e attrezzi sportivi".

 

Il Dr. Lorrin Koran, della Stanford University, ha evidenziato una serie di segnali d’allarme riconducibili all’insorgenza della ‘mania per le compere’. E’ consigliato rivolgersi ad uno specialista se: gli acquisti sono frequenti e ripetuti all’interno della stessa settimana; gli oggetti comprati "perdono la loro ragione di essere", cioè non servono a nulla se non a soddisfare un bisogno impellente di acquistare qualcosa; le spese sono eccessive rispetto alle proprie possibilità economiche; il mancato acquisto di qualcosa crea ansia, frustrazione e depressione.

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