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Depressione post-partum anche per i neo papà

La depressione post-partum non e’ solo ‘donna’ ma ne soffrono anche i papa’: un padre su cinque prova almeno un episodio di depressione soprattutto nel primo anno di vita del bambino.

Le madri comunque restano le piu’ sensibili alla patologia: ne soffre una su tre.

Lo afferma uno studio pubblicato dalla rivista ‘Archives of Pediatrics & Adolescent Medicine’, secondo cui il rischio persiste per entrambi i genitori fino a che il piccolo non abbia compiuto i 12 anni d’eta’.

I ricercatori hanno monitorato 86.957 famiglie tra il 1993 e il 2007, ed e’ emerso che nel periodo che va dalla nascita di un figlio ai suoi 12 anni, ben 19.286 madri hanno sofferto di un totale di 25.176 episodi di depressione, e 8.012 padri di un totale di 9.683.
Il tasso di depressione era del 7,53 per cento l’anno tra le madri e del 2,69 tra i padri.
Il periodo piu’ a rischio e’ il primo anno di vita del bambino in cui il 13,93 per cento delle madri e il 3,56 dei padri fa esperienza di depressione.
Tra i fattori che possono aumentare il rischio di problemi psichici, i ricercatori del Medical research Council di Londra segnalano condizioni di particolare disagio, come quelle dei baby-genitori o di coloro che hanno pochi strumenti di sostegno economici e sociale alle spalle. La depressione paterna non è stata ben documentata storicamente, e molti degli studi fatti sinora sono stati condotti solo negli ultimi cinque dieci anni, ha detto Paulson. Il padre contemporaneo può essere più vulnerabili a questa malattia rispetto alle precedenti generazioni di padri a causa del numero crescente di donne nel mondo del lavoro e delle relative responsabilità che egli può sentirsi sulle spalle, come ad esempio una sua maggiore presenza a casa.

I ricercatori ritengono che la questione dovrebbe essere affrontata con maggiore attenzione, soprattutto perché la depressione dei papà potrebbe influenzare negativamente sul bambino, sulla sua crescita e sul suo futuro comportamento.
I sintomi principali della depressione puerperale sono:
– umore triste,
– la debolezza,
– la difficoltà a fare qualsiasi cosa,
– la mancanza di gioia, anche nella cura del piccolo,
– l’insonnia,
– la difficoltà di concentrazione,
– l’ansia eccessiva per la salute del bambino (ogni piccolissima cosa diventa una tragedia),
– i sensi di colpa, la sensazione di inadeguatezza e di incapacità come mamma,
– pensieri di morte, che devono allertare immediatamente, perché potrebbero indicare che è in agguato la forma più grave.
Quando un umore triste e l’assenza di piacere in qualsiasi attività, incluso il prendersi cura del bambino, sono presenti per due settimane o più il più delle volte è riconducibile al “baby blues”.
Questa durata è considerata clinicamente importante per la diagnosi differenziale dai più lievi “baby blues” insieme con la persistenza dei sintomi per la maggior parte del giorno. Spesso la donna si sente molto in colpa per la sua tristezza, quando tutti si aspettano di vederla raggiante e felice per la nascita del piccolo. Può quindi tendere in buona fede a minimizzare i suoi sintomi, finché diventano esplosivi.
Se ciò dovesse accadere vi sono tre consigli:
1. Aiuto affettivo: questo è essenziale per aiutare la giovane donna a continuare il suo processo di crescita personale in armonia con la crescita del bambino e non contro di sé e/o contro di lui. Anche il marito, o il compagno, può alleggerire molto il malessere della donna in puerperio, sia sostenendola affettivamente, sia aiutandola nella cura del piccolo, specie la notte, per farla riposare di più.

2. Aiuto farmacologico: gli antidepressivi di ultima generazione sono molto maneggevoli e possono aiutare la donna a recuperare il suo equilibrio interiore. Anche gli estrogeni, grazie alla ripresa del ciclo, possono aiutare la donna a sentire un umore gradualmente migliore.

3. Aiuto psicoterapico: uso di un antidepressivo (quando dalla storia clinica emergono fattori meritevoli di un aiuto anche di tipo psicodinamico).

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