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La terapia dei terapeuti a cura di Giampaolo Falasca

Nello svolgimento della mia attività professionale, in qualità di psicologo torino, mi sono ritrovato spesso a riflettere sul ruolo della psicoterapia ma, soprattutto, dello psicoterapeuta, in virtù dei normali dubbi che insorgono a contatto quotidianamente con persone afflitte da problemi, in quanto la psicoterapia contemporanea ha allargato considerevolmente l’immagine della situazione terapeutica, infatti, mentre tradizionalmente la terapia era considerata, così come lo è, peraltro, tuttora negli ambienti psichiatrici più rozzi e retrivi, il campo ristretto e neutrale di una serie di prescrizioni tecniche, per cui tutto il problema consisteva nel decidere che cosa somministrare al paziente fra medicine e, nella fattispecie, quali, oppure forme di terapia fisica come l’elettroshock, oppure forme di rapporto psicoterapico, esortazioni, buoni consigli, indicazioni di comportamento, successivamente ci si è resi conto della necessità di prendere in esame, come parte integrante della situazione terapeutica, cioè come problema, come variabile, come oggetto di indagine, anche il terapeuta stesso. Le mie riflessioni, essendo psicologo torino, sull’argomento sono sempre state molto approfondite, per cui posso tranquillamente affermare che la necessità di prendere in esame il terapeuta all’interno di un procedimento terapeutico, come si diceva prima, è stata osservata, prima di tutti, da Freud con la psicanalisi, che ha, infatti, dedicato molta attenzione al fatto che l’analista ovvero il terapeuta non è necessariamente consapevole della propria influenza reale sul paziente, cioè non conosce esattamente che cosa egli porti nella situazione terapeutica, in breve, quali siano tutte le variabili che egli introduce. Dopo Freud, l’evoluzione del pensiero psicanalitico ha accentuato la dimensione critica di questo problema, la sua difficoltà, l’impossibilità di risolverlo con semplici espedienti tecnici, la necessità di tenerlo in considerazione in ogni momento della terapia come fattore di incertezza e di errore, infatti l’analista, così come del resto qualsiasi terapeuta e qualsiasi operatore che si ponga in posizione di aiuto e di cura nei confronti di una data situazione di sofferenza psichica e mentale, è portatore di suoi problemi, di contraddizioni psicologiche, valori, giudizi e ideologie mai interamente resi espliciti, che devono essere, invece, considerati oggetto della psicoterapia, analogamente ed insieme ai problemi personali del paziente. Tutto ciò è parte di un unico vasto campo di indagine e di intervento, all’interno del quale lo psicologo psicoterapeuta si trova nella posizione ambigua e paradossale di essere al tempo stesso protagonista dell’indagine e oggetto dell’indagine, così, oggetto dell’intervento terapeutico non è più solo il paziente, eventualmente con la sua famiglia, con i suoi compagni di lavoro, ecc., ma è anche il terapeuta che è chiamato ad esaminare e curare se stesso nel momento in cui esamina e cura il paziente, e a sottoporre a cura, a trattamento, la stessa cura a cui egli sottopone l’altro. Giampaolo Falasca

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