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La sigaretta elettronica in Italia, un percorso difficile

La sigaretta elettronica è uno strumento ideato sul modello dei tradizionali prodotti utilizzati per inalare il fumo, che consente di assumere il vapore prodotto da una soluzione di acqua, propilenico, glicerolo, glicole propilenico, aromi alimentari e nicotina, quest’ultima in quantità variabile o anche del tutto assente. Il vapore permette di emulare la sensazione generata da una tradizionale sigaretta, compreso il colpo in gola, il cosiddetto “hit”, ed è per questo venduta come alternativa al fumo di tabacco, indicata soprattutto per i soggetti che vogliono smettere di fumare in quanto meno rischiosa per la salute, grazie all’assenza dei componenti cancerogeni, e in virtù della possibilità di ridurre gradualmente la dose di nicotina presente al suo interno, analogamente a quanto accade con i cerotti transdermici e con altri presidi medici creati dall’industria farmaceutica nella lotta al tabagismo.
A partire dalla sua nascita, il settore della e-cigarette ha visto una rapida crescita anche in Italia, dove è stato sottoposto però ad un duro attacco da parte del Fisco e dove è stato indebolito da campagne informative spesso carenti e, in alcuni casi, distorte. Come risposta a tale problematica, negli ultimi anni, sono nate diverse associazioni di settore, come FIESEL (Federazione Italiana Esercenti Svapo Elettronico), ANaFE (Associazione Nazionale Fumo Elettronico) e LIFE (Lega Italiana Fumo Elettronico), che si propongono di salvaguardare gli interessi di produttori, distributori e consumatori e di tutelare tale importante settore commerciale dagli attacchi del fisco e dalle campagne di disinformazione.
Contemporaneamente sono nate numerose risorse, disponibili in rete, finalizzate ad approfondire le tematiche relative al fumo elettronico, come ad esempio magazine sulla sigaretta elettronica che raccolgono news, articoli e informazioni riguardanti prezzi, tipologie di prodotti, leggi, normative, benefici e rischi sul mondo del fumo digitale.
Esistono differenti modelli di e-cigarette, tutti però caratterizzati dalla presenza di alcuni componenti di base: un filtro con al suo interno una cartuccia contenente il liquido, un vaporizzatore, una batteria ricaricabile ed un circuito elettronico interno. I prezzi variano in base al modello e nella valutazione del costo bisogna considerare il kit iniziale di base, i liquidi e gli eventuali accessori. Il costo di un kit singolo oscilla, in maniera indicativa, tra i 35 e i 50 euro; quello doppio, contenente due sigarette, che permette di avere un atomizzatore e una batteria di ricambio, costa circa 70 euro. Una boccetta di liquido da 10 ml costa generalmente intorno ai 6 euro, ma il prezzo può variare in base alla concentrazione di nicotina presente. Da questi dati, ovviamente approssimativi, risulta evidente che il fumo digitale comporterebbe un risparmio economico rispetto a quello tradizionale.
Il crescente dibattito attorno al fumo elettronico si è incentrato oltre che sulla regolamentazione legislativa e sulla tassazione, anche e soprattutto sulla tutela della salute dei consumatori.
Tuttavia, nel 2010, l’organizzazione mondiale della Sanità ha affermato che non esistono ancora certezze sull’efficacia reale di tale metodo nella lotta al tabagismo, mentre il Ministero della Sanità italiano ha imposto a tutti i produttori di sigarette elettroniche l’obbligo di evidenziare sui prodotti la concentrazione di nicotina, se presente, e di dotarli dei necessari simboli indicanti l’eventuale tossicità.
Rispetto alle tradizionali sigarette, quelle elettroniche hanno l’indubbio privilegio di non contenere residui derivanti dalla combustione e di comportare pertanto minori rischi salutari relativi a patologie oncologiche.

1 Discussion on “La sigaretta elettronica in Italia, un percorso difficile”
  • Interessante bisognerebbe invece dare maggior risalto che il fumo tradizionale è molto più nocivo rispetto a quello delle ecig che in Inghilterra sono riconosciute come dispositivo medico

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