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Le mamme di Domodossola in rivolta contro il presidente del Piemonte Cota

Continua la protesta delle mamme ossolane per riavere in città il Punto nascite.

La settimana scorsa, grazie a Maria Giuliana Saletta, vi abbiamo parlato della rivolta delle mamme ossolone. Nel fine settimana “la nostra mamma inviata”, ha preso parte alla manifestazione tenutasi in città per appoggiare la protesta delle donne di Domodossola, ecco la sua cronaca:

“Il punto nascite domese è come la Thyssen di Torino.” Sono queste le parole durissime e destinate a creare grande scalpore, rilasciate dal presidente della Regione Roberto Cota. Ecco la frase riportata sul quotidiano La Repubblica di oggi: “Tenere aperto il punto nascite di Domodossola esporrebbe le partorienti a gravi rischi, sarebbe come è stato lasciare i lavoratori della Thyssen senza misure di sicurezza”. Cota aggiunge: “Il reparto maternità è a Verbania. I Punti nascite possono avere deroghe, ma il numero deve essere superiore a 500. A Domodossola rimarrà solo un servizio di emergenza per le partorienti”. Tutti i parti dunque saranno a Verbania.
E questo dopo che ieri sera il Comitato mamme ossolane e gli altri comitati hanno portato in piazza almeno quattromila persone. Un lungo corteo apartitico ha attraversato la città di Domodossola: donne, uomini, bambini, giovani e anziani si sono ritrovati uniti e consapevoli di aver preso un impegno con se stessi e con il futuro di questa città e delle sue valli. Niente slogan, nessuna bandiera, solo magliette bianche con scritto a chiare lettere: Sono nato a Domo, Mio figlio vuole nascere a Domo.
Un’ora per percorrere i pochi chilometri che portano dalla stazione ferroviaria all’ospedale, grandi applausi d’incoraggiamento e carichi di orgoglio davanti al municipio al cui balcone si sono affacciate alcune donne del presidio. Un corteo ordinato, pacifico, ma determinato negli intenti e solidale. Applausi anche per il Sindaco di Domodossola, professor Mariano Cattrini, che ha rivendicato il diritto dell’Ossola di avere un ospedale funzionante, al servizio dei cittadini e delle migliaia di turisti che affollano nei fine settimana e nei periodi di vacanza le valli ossolane, rinomate per la loro bellezza. Un territorio turistico non può offrire solo buon cibo e meraviglie naturali, deve anche poter offrire al turista la sicurezza nel proprio soggiorno.
Venticinque i sindaci presenti alla manifestazione, di ogni provenienza partitica, segno che per una volta l’Ossola è unita e compatta anche istituzionalmente. La domanda più frequente tra i manifestanti e tra chi ha parlato dai microfoni è stata: come si può definire insicuro un ospedale nel quale da dieci anni sono nati e sono staiti curati migliaia di bambini. E in effetti agli ossolani pare decisamente più irresponsabile costringere una donna a trasferirsi su un’ambulanza, magari senza medico come è capitato pochi giorni fa, da una città all’altra dovendo percorrere circa 50 chilometri in mezzo al traffico e rischiando di ritrovarsi bloccati negli imbuti stradali.
Martedì prossimo è previsto un ulteriore incontro chiarificatore tra regione, comitati e istituzioni sul piano per l’emergenza del S. Biagio nel periodo di chiusura del Punto nascite.
La richiesta delle mamme ossolane resta comunque quella che sembra parere ai cittadini come la più logica, cioè la riapertura dell’intera area materno infantile, com’era prima del 2002, che anche a livello economico parrebbe essere meno onerosa dell’attuale situazione.

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