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Neomamme e lavoro: la difficoltà del post-parto

Secondo una recente indagine condotta da Ispo (Istituto per gli studi per la pubblica opinione) su un campione di 505 donne diventate madre tra il 2000 e il 2013, il 72% delle intervistate è tornato al lavoro dopo la gravidanza, il 56% nello stesso posto di lavoro, il 16% in un luogo di lavoro differente da quello in possesso prima della gravidanza.

Entrando nello specifico delle posizioni e tipologie contrattuali, si assiste ad una buona parte delle donne intervistate con contratti di durata indeterminata (65%), il 30% con contratti atipici o precari, il 58% come lavoratrici autonome.
Chi esce dal mondo del lavoro e possiede un contratto atipico, lo fa il più delle volte per motivi di natura aziendale, come crisi o ristrutturazioni (47%), con una fascia molto cospicua di mamme lavoratrici, circa il 31% che lascia il lavoro per impossibilità di conciliare figli e lavoro.

Non dimentichiamo che il tessuto sociale italiano consente alle neomamme di poter contare sull’assistenza di altri familiari, nonni in primis con il 43% dei casi, ed in caso negativo su strutture dedicate quali nidi pubblici o privati. Molto auspicabile da parte delle donne che desiderano avere bambini è la presenza di asili all’interno dell’azienda in cui si lavoro, anche se questa prospettiva sembra ancora una chimera o una rarità per poche elette.

Strumenti di conciliazione validi per consentire alle neomamme un ritorno agevole sul posto di lavoro e prendersi cura dei figli sono la flessibilità dell’orario di lavoro in entrata ed uscita; altri hanno proposto di potenziare, sulla base delle esperienze mutuate dai Paesi del Nord Europa, dove è molto praticato, il part-time orizzontale e verticale, con la conseguenza di una riduzione del reddito percepito; altri ancora il congedo di paternità, che al momento risulta il più utilizzato dai papà per la cura dei neonati.

Sempre più incisiva si fa la richiesta del telelavoro per neomamme, che consenta la gestione domestica delle attività professionali e la comodità di assistere ai figli. Nonostante se ne parli da troppo tempo, tutto questo evidenzia in modo chiaro, da una parte, la necessità di trovare formule in grado di conciliare maternità e lavoro; dall’altra, di superare l’idea che la maternità possa comportare un rischio per il proprio lavoro.

Molte sono le realtà associative e aziendali in grado di supportare le neomamme nel periodo di transizione dal post-parto al ritorno al lavoro attraverso attività di counseling, ovvero di orientare sia dal punto di vista psicologico le scelte delle neomamme, sia dal punto di vista della gestione delle attività familiari, che per la loro natura in non pochi casi scoraggiano il ritorno al lavoro delle donne nel periodo post-parto.

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