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Marino striglia il Napoli: fuori il carattere

«Non voglio più che il Napoli abbia due volti: forte, spavaldo e vittorioso al San Paolo, timoroso e spesso sconfitto in trasferta. Si rischia di gettare al vento quanto di buono fatto sinora». Marino ha parlato per una trentina di minuti alla squadra. L’ha fatto con toni pacati ma fermi. Certamente non benevoli. Ha atteso ben 14 giorni prima di tenere a rapporto la squadra colpevole di avere perso male contro la formazione di Novellino. «Una sconfitta annunciata» ad ascoltare le parole severe del dg che aveva preferito lasciare l’Olimpico di Torino senza parlare ai calciatori, senza rilasciare dichiarazioni ai giornalisti. Ha atteso che trascorressero le festività natalizie, che i calciatori rientrassero tutti dalle vacanze. Ha atteso e ha fatto conoscere alla squadra, naturalmente alla presenza di Reja, il pensiero della società. «Al presidente, a me, ai tifosi, non piace perdere senza giocare. La settimana prima dell’incontro a Torino io sentivo che avremmo perso. La mia esperienza mi faceva avvertire l’aria che si respirava durante gli allenamenti a Castelvolturno: non era quella giusta. Non era la solita aria di quando vediamo il Napoli concentrato, determinato, grintoso, vittorioso. Sono certo che non ci farete più assistere a prestazioni del genere. Sono certo che saprete riscattare quella partitaccia perché i primi a sapere che siete forti siete proprio voi. La classifica lo testimonia, tante importanti partite anche contro avversari di prestigio stanno lì a confortare quanto sto dicendo. In definitiva, voglio che il Napoli abbia sempre lo stesso rendimento. In casa e fuori. Voglio che vi esprimiate senza condizionamenti. Né ambientali, né legati al risultato». Senza condizionamenti. In altre parole, Marino ha detto chiaro e tondo alla squadra che vuole vederla vispa, sbarazzina anche fuori casa e contro avversari di valore. Ovvero ha ribadito i concetti espressi dopo le sconfitte al Meazza contro il Milan prima e contro l’Inter poi. E ha ribadito anche che, a suo avviso, la squadra spesso non riesce a sbloccarsi ma gioca «legata» perché psicologicamente teme di perdere. «Non dovete avere timori di alcun genere. Non siamo in lotta per lo scudetto: un punto in più in classifica non ci cambia l’esistenza. Giocando sempre da Napoli riuscirete a fare meglio e di più. E nessuno venga più a parlare di avversari con maggiori motivazioni delle nostre». Gli azzurri hanno ascoltato quanto aveva da dire Marino. Sapevano che il confronto sarebbe arrivato e le parole sarebbero state dure. Sapevano di dovere dare conto della scialba prova offerta a Torino. Sapevano, hanno ascoltato, hanno incassato. Alla fine, a nome della squadra, ha parlato Montervino, il capitano storico degli azzurri. Non va spesso in campo ma è lui che si espone in prima persona anche a nome e per conto di chi sbaglia. «Direttore, tutti noi sappiamo di non avere giocato bene a Torino. Abbiamo già parlato tra di noi. Cancelleremo Torino, c’è voglia di riscatto. A cominciare dal match con il Catania. Nel 2009 faremo di tutto per giocare al San Paolo e fuori con la stessa mentalità vincente. È quanto vuole il nostro allenatore». Questo il patto tra società e squadra per conquistare un posto in Europa, possibilmente in Champions, sottoscritto a Castelvolturno.

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