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Quali le conseguenza della carenza di vitamina b12?

Si sente spesso un gran parlare delle vitamine e della loro importanza. Queste sostanze, rimaste sconosciute fino agli inizi del 900, sono considerate ormai da tutti i i nutrizionisti imprescindibili alla vita delle nostre cellule e di conseguenza alla nostra.
Vogliamo oggi dissipare alcuni dubbi su una delle vitamine più complesse (sia chimicamente, quanto per le sue funzioni)di recente scoperta: la vitamina b12, scientificamente nota col nome di cobalamina.
Interi capitoli di manuali nutrizionisti sono stati scritti sul suo conto, poichè dall’essere ritenuta ininfluente è divenuta addirittura vitale. A rendere speciale la vitamina b12 è la sua valenza poliedrica che la pone al centro di numerosi processi interni al nostro organismo.

La cobalamina presiede alla creazione dei globuli rossi nel midollo osseo, ma è un coadiuvante essenziale per l’equilibrio delle cellule nervose. Le sue funzioni sono dunque di primaria importanza, ma come se non bastasse recenti studi hanno posto l’accento su un suo possibile utilizzo nella lotta ad un male tipico dell’età geriatrica: il morbo di Alzheimer.
Viene dunque da chiedersi:
cosa succede quando per qualche motivo non fornisco al mio corpo il giusto quantitativo di vitamina b12?
Cominciamo col dire che nel corpo umano i valori ottimali di vitamina b12 oscillano fra i 200 e i 900 picogrammi. Valori inferiori a questa soglia indicano una possibile carenza, mentre in eccesso non rappresentano di per sè un pericolo ma possono essere sintomatici di un malfunzionamento dei reni, che hanno la funzione di eliminare attraverso l’urina la cobalamina inutilizzata.
Come nella maggior parte delle carenze da vitamina (questo vale anche per la vitamina C e per altre vitamine de gruppo B), gli effetti di una carenza di vitamina b12 si avvertono in maniera lenta ma progressiva. Inizialmente l’unico sintomo è una leggera sensazione di stanchezza, accompagnata da debolezza fisica e mentale; successivamente il malessere aumenta, degenerando in vertigini che a loro volta possono culminare in frequenti cadute. Questo è un rischio da non prendere sotto gamba, perché i soggetti più esposti al deficit di cobalamina sono gli anziani le cui ossa – in quanto più deboli – non dovrebbero essere sottoposte a traumi contusivi.
Quando il deficit è ignorato per lunghi periodi – anche anni, visto che la cultura sull’argomento era in passato molto bassa – le conseguenze assumono connotati di natura sempre più maligna: depressione, psicosi e anemia megaloblastica.
Siamo già in presenza di un deficit allo stato avanzato, pertanto ci si augura che a fronte di sintomi così invalidanti tutti prendano coscienziosamente la decisione di effettuare gli esami e venire a monte del problema. Un’ulteriore trascuramento della cause potrebbe avere conseguenze fatali: danni neurologici permanenti, malattie cardiache mortali, sterilità.
Occorre precisare come molto spesso le responsabilità di uno quadro clinico così complesso non ricadano sui pazienti ma sul personale “qualificato” che non prescrive i test diagnostici corretti. In passato vi sono stati casi di deficit di vitamina b12 scambiati per morbo di Alzheimer o sclerosi multipla.
Oggi, che la vitamina b12 non è più una sostanza misconosciuta anche agli esperti, il rischio è bassissimo e la maggior parte degli specialisti è in grado di diagnosticare prontamente una carenza in corso.
D’altra parte, a diagnosi ottenuta, il rimedio è alla portata di tutti: una pillola a settimana di un integratore alla cianocobalamina reperibile in qualsiasi farmacia.

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