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Componenti elettronicio biodegardabili per la medicina e la tecnologia

La novità nel settore dell’elettronica, datata settembre 2012, riguarda la straordinaria possibilità, fino a qualche tempo fa considerata quasi utopistica, di rendere biodegradabili i componenti elettronici.

L’assoluta innovazione in materia arriva dagli Stati Uniti, ed in particolare dagli studi di due scienziati, John Rogers della University of Illinois e Fiorenzo Omenetto della Tufts University di Medford- Massachusetts; la ricerca dei due studiosi, pubblicata su Science risolverebbe il grosso problema globale dello smaltimento dei rifiuti elettronici e piccolo elettrodomestici, che si ammassano in quantità sempre maggiori negli appositi depositi di raccolta, a causa soprattutto della velocissima innovazione tecnologica che negli ultimi anni ha interessato soprattutto i settori della telefonia e degli apparecchi tecnologici in genere.

Finora i componenti dei dispositivi elettronici erano difficilmente smaltibili ed inoltre difficilmente riciclabili per via dei materiali di cui erano costituiti; l’innovazione proposta dal duo Rogers- Omenetto è frutto di uno studio iniziato nel 2009, e che ha sfruttato l’esperienza del primo scienziato con i componenti elettronici in silicone e l’intuizione del secondo, nell’utilizzare la seta biocompatibile; i primi risultati del progetto avevano già fatto ben sperare, dato che i connettori ed i materiali che avevano creato per l’applicazione all’interno del corpo umano, registravano una biodegradabilità quasi del tutto completa all’interno dei tessuti del corpo, nelle sperimentazioni animali effettuate.

Nello specifico il team di scienziati ha creato un cerotto in grado di monitorare dall’interno del corpo umano, eventuali infezioni successive all’operazione chirurgica, sensori di temperatura e celle solari per il monitoraggio; nelle prime fasi della sperimentazione registravano una completa dissolvenza della sottile membrana in seta biodegradabile, ma i materiali metallici in esso contenuti non si dissolvevano completamente, lasciando come residuo del silicone, che rimaneva all’interno dei tessuti.

La svolta avvenne nella seconda fase della progettazione, quando si sostituirono argento e rame con il magnesio, materiale poco utilizzato in componenti elettronici, dato che –seppur conduttivo- rimane estremamente reattivo in condizioni umide; l’altro elemento fondamentale è il silicone, che notoriamente non è un materiale biodegradabile, ma l’utilizzo di una membrana spessa 100 nanometri, si dissolve con una velocità di circa 4.5 nanometri al giorno. Il risultato è un dispositivo elettronico che grazie al magnesio, alle sottili membrane di silicone ed alla seta, è completamente biodegradabile.

Ora che si ha la certezza della biodegradabilità di questi componenti, le applicazioni sono aperte alle sperimentazioni, anche se John Rogers si dice certo che le prime applicazioni potranno essere in campo medico, dato che l’eureka proposta da Rogers e Omenetto permette alle protesi mediche di essere completamente assorbite dal corpo, senza dover essere rimosse chirurgicamente, ed è immediato pensare anche ad una loro applicazione per lo smaltimento di rifiuti tecnologici.

La salute dell’ambiente sarebbe infatti la prima a beneficiare di questa importante scoperta, dato che l’applicazione di questa formula biodegradabile a tutte le componenti elettriche ed elettroniche che fanno parte delle apparecchiature tecnologiche (basti pensare a televisori, smartphones, elettrodomestici, oggetti per il fai-da-te ecc.) si tradurrebbe in tonnellate e tonnellate in meno di materiali elettronici da smaltire.

Serena R.

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