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SITICIBO / Accordo tra Fiat e Banco Alimentare

Obiettivo: rispondere concretamente all’aumento delle richieste avanzate dalle fasce disagiate della popolazione che si rivolgono agli enti sostenuti dal Banco, inserendo nella filiera del sostegno ai più deboli un “peso massimo” del mondo industriale italiano.
In quest’ottica si spiega l’iniziativa pilota, avviata a metà mese in un primo ristorante, nata dalla disponibilità di Fiat e di Compass, la società di ristorazione che gestisce numerose mense dell’azienda.
Nella fase di start-up il programma prevede il recupero dei pasti non consumati nei ristoranti aziendali del comprensorio di Mirafiori: ogni giorno fornisce 10 mila porzioni ai dipendenti in tredici siti dislocati presso le varie unità dello stabilimento. Pasti che, dopo un sofisticato trattamento volto a preservarne l’integrità e l’appetibilità – come precisa Roberto Cena, presidente regionale del Banco – saranno distribuiti in tempo reale alle associazioni caritative impegnate nel sociale.
Il senso è quello di un’operazione che, grazie anche al furgone refrigerato donato dalla Fondazione Crt, presuppone costi contenuti a fronte di ricadute sostanziali in una realtà sociale dove i bisogni primari di molte famiglie sono esasperati dall’impatto della crisi economica.
Non è un caso se il nuovo progetto, destinato ad integrare quelli già varati dal Banco Alimentare con altri partners sul territorio (vedi il Centro Agroalimentare di Torino), nasce sotto la spinta di numeri estremamente crudi. Emblematico il +30% delle richieste al Banco nell’anno in corso. E questo, nonostante l’ottima performance raggiunta nel 2009 con la raccolta di 6 mila tonnellate di cibo, rispetto alle 4 mila del 2008, che ha permesso di sostenere 102 mila persone in tutto il Piemonte, come si premetteva, il progetto «Sitìcibo Ristorazione» – sarà «in progress».
«Nella fase sperimentale prevediamo una raccolta di qualche centinaio di pasti, cominciando dai poli di maggiore stabilità di frequenza, allargando il nostro raggio di azione alle altre sedi di ristorazione», spiega Cena. Se le aspettative saranno mantenute, l`entrata a regime del servizio – insieme ai contatti in corso con altre aziende del Gruppo Fiat – potrebbe tradursi nel recupero e nella distribuzione annua di 60 mila pasti.
Pane, pasta, frutta, verdura… Cibo cucinato, ma non servito, recuperato e ridistribuito all’insegna di condizioni perfette. Particolare non trascurabile: le mense Fiat, come hanno avuto modo di constatare i volontari del Banco, hanno brillantemente superato le verifiche rivelando criteri di ottimizzazione superiori agli standard. Una garanzia in più per il successo di un’iniziativa calibrata su grandi numeri.
Il precedente è rappresentato da progetti analoghi già varati in altre regioni grazie alla collaborazione di mense aziendali, ospedali, refettori scolastici, hotel. ll processo di trattamento prevede che i pasti non consumati siano inseriti in appositi «abbattitori di temperatura» capaci di portare il cibo a una temperatura di 4 gradi centigradi nel giro di mezz’ora. Subito dopo entreranno in scena gli automezzi refrigerati del Banco Alimentare. Tutto organizzato nei dettagli. Anche se alla fine la molla principale resta sempre la disponibilità a mettersi in gioco: dall’ultimo dei volontari alla grande impresa.

www.bancoalimentare.it / www.siticibo.it

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