Collezionare penne stilografiche è una raffinata passione che interessa un nutrito numero di appassionati e cultori di oggetti artigianali: questo accessorio, seppur con la sua breve storia, durata poco più di due secoli, costituisce al giorno d’oggi una preziosa scelta di stile, rinsaldata dalla possibilità di reperire nuovi modelli e accurate rivisitazioni più facilmente rispetto che al passato. Molte penne stilografiche conservano il loro fascino intrinseco in quanto pezzi di storia tenuti in mano da personaggi famosi che hanno influenzato il corso degli eventi, firmato trattati, siglato accordi tra nazioni, immortalato libri di fama mondiale e composizioni musicali eterne. Alla celestiale simbologia rappresentata dalla penna stilografica nel corso dell’ultimo secolo,si associa la bellezza estetica della sua snella figura, il tratto delicato e sinuoso con cui imprime le pagine bianche della nostra vita e la distinta impugnatura della presa che conferisce fascino nella mano di chi la usa. Per questo, collezionare penne stilo è una passione molto diffusa anche in Italia, dove è presente anche la ACPS,) la storica Associazione Collezionisti Penne Stilografiche e materiale da scrittura, attiva a Firenze dal 1992.

Il collezionismo di penne stilografiche riguarda profili professionali di ogni genere ma anche chi ama scrivere per diletto, per passione pura verso le varie forme artistiche della scrittura, o più semplicemente per se stessi, in quanto nobile accesso alla nostra essenza più profonda. Scrivere con una stilografica da collezione riporta alla mente ricordi lontani, passaggi autentici alla nostra storia. Una penna stilo si lega inscindibilmente al periodo in cui è stata creata, rappresenta lo stile e la cultura dominante di quel periodo storico, con le sue luci e le sue ombre. Alle stilo e agli appassionati del genere è stato dedicato anche un libro, Le stilografiche da collezione, scritto da Jean-Pierre Guéno, Bruno Lussato, Kimiyasu Tatsuno ed edito da Tecniche Nuove, 1996. Così introducono gli autori nell’introduzione del volume: “Le invenzioni decisive che consentirono all’umanità il passaggio dalla cannuccia alla penna sono state concepite tra il 1880 e il 1918. Perciò la storia della penna stilografica è agli inizi una favolosa avventura tecnologica, che è durata più di trent’anni e ha avuto sostanzialmente tre alfieri: Gorge Parker, Walter Sheaffer e Lewis Edson Waterman”.

L’arte di collezionare penne stilografiche segue alcune regole ben precise, che si fissano soprattutto sul riconoscimento del valore artistico di un modello e sui metodi di conservazione più indicati. Nella ricerca di un esemplare artistico di qualità, il collezionista analizza soprattutto la qualità funzionale della penna, alle sue condizioni esteriori e all’integrità estetica di tutte le componenti del manufatto. L’occhio attento del collezionista sa riconoscere prontamente imitazioni o penne dal cattivo stato di conservazione come i modelli non funzionanti o scoloriti. In una penna stilografica da collezione i vari componenti non devono essere stati sostituiti o compromessi, i cappucci sono quelli originali e viene dato molto risalto all’integrità dei pennini. Contando che una stilo è un accessorio abbastanza delicato nella sua struttura, anche l’esposizione alla luce intensa o ad una temperatura superiore, potrebbe danneggiarla irrimediabilmente, così come l’utilizzo di una tipologia di inchiostro troppo duro e sostanzialmente di pessima qualità.

Ricercare una stilo da collezionare non è, dunque, così semplice in quanto non tutti hanno la capacità o la possibilità di custodire l’oggetto nelle sue condizioni ottimali, per renderlo inalterato nel tempo e prezioso per i suoi utilizzi futuri. Il valore di mercato delle penne stilografiche cresce infatti nel tempo, arrivando a toccare migliaia di euro e vari riconoscimenti pubblici dalla comunità intellettuale.

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