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Sono Lucia, docente referente per l’alternanza presso un liceo Milanese. Ad inizio anno scolastico sono stata contattata dall’Accademia Diplomatica Italiana la quale mi ha presentato i suoi programmi di alternanza. Abbiamo deciso quindi di ospitarli presso la nostra scuola per una presentazione del loro programma “Studenti Ambasciatori alle Nazioni Unite”. A seguito della presentazione una trentina di miei studenti si sono mostrati interessati e hanno deciso di iscriversi al programma.
A metà Novembre inizio a ricevere telefonate su telefonate da parte di United Network a seguito di una presunta email mandata da IMUNA nella quale si escludeva l’Accademia a partecipare a NHSMUN. United Network dopo molteplici email e chiamate mi convince che si possa trattare di un fatto concreto e decido quindi di far iscrivere i miei studenti con loro, i quali garantivano comunque la partecipazione a NHSMUN come previsto dal programma presentato da IDA.
Subito dopo l’Accademia esce con una nuova conferenza intitolata “Future We Want”, ma essendo ancora un po’ titubante decido di affidarmi a United Network. Non l’avessi mai fatto! Inizia qui una lunga storia triste. A differenza dell’Accademia che offriva ben 12 lezioni da 3 e 4 ore ciascuna, United Network ci ha fornito 2 lezioni, via Skype, presiedute da ragazzini forse neanche laureati. Ma questo è il nulla. Partiamo alla volta di New York, arriviamo al JFK e ci fanno salire su un autobus vecchio e puzzolente. Arriviamo in Hotel, per carità sicuramente molto grande e prestigioso, però datato e con camere piccole, troppo piccole per accomodare 4 studenti.
Iniziano i lavori: una Cerimonia di Apertura svoltasi presso una sala dell’hotel mezza vuota e senza nessun ospite di spicco. Finita le cerimonia iniziano i lavori in commissione: i miei ragazzi sono rimasti chiusi in una sala buia fino alle 23, senza poter nemmeno partecipare al dibattito in quanto i Chairs davano la parola sempre e solo agli studenti americani, i quali rappresentavano il 99% della conferenza (alla faccia dell’internazionalità). Così è stato anche per i due giorni successivi.
Poi l’ultimo giorno, quello della cerimonia di chiusura, arriva il colmo. Ci fanno alzare alle 6 di mattina per essere in coda fuori dalle Nazioni Unite alle 6:30, e indovinate un po’ chi c’era li fuori insieme a noi? Proprio il famoso “Future We Want”, e la differenza si è proprio vista. Il loro staff era numeroso, poliglotta e ben preparato. I loro partecipanti saranno stati da almeno 100 paesi diversi e lo si poteva constatare dalle diverse lingue che ho sentito parlare mentre loro entravano all’ONU e noi aspettavamo in coda.
Ad un certo punto ho sentito parlare in Italiano e allora ho fermato subito la collega: era una docente di una scuola di Lecce la quale mi stava appunto dicendo che loro avrebbero passato l’intero giorno alle Nazioni Unite e che i lavori sarebbero stati pure trasmessi via streaming sulla TV ONU. Ma non sono riuscita ad approfondire molto in quanto lei è dovuta entrare mentre noi eravamo ancora fuori a congelarci. Passate due ore al freddo finalmente entriamo dentro: peccato che la cerimonia di chiusura sia durata poco più di mezz’ora e la sicurezza ci abbia cacciato fuori subito in quanto il nostro pass scadeva. I miei studenti alla fine hanno visto di più l’ONU da fuori a congelarsi che la tanto famosa Assemblea Generale.
Potessi tornare indietro sarei rimasta con l’Accademia, la quale alla fine ha garantito un servizio addirittura superiore ad NHSMUN!
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