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La antologia dei Quaderni del Carcere di Gramsci  curata da Mario Di Vito: “per capire il presente e  immaginare un futuro migliore”

Quaderni del carcere. Antologia, Mauna Loa Edizioni

La antologia di “Quaderni del Carcere” di Antonio Gramsci è curata dal giornalista Mario Di Vito e edita dalla Mauna Loa Edizioni.

E’ una edizione importante.

Lo dichiara il curatore: «Questa antologia si propone di illustrare in maniera chiara i punti cardinali del pensiero di Antonio Gramsci in modo da offrire a chi si avvicina a lui un primo sguardo, comunque ampio, al suo pensiero.

La profondità delle sue posizioni e la forza e la tenacia con cui ha continuato a portarle avanti anche dopo essere stato incarcerato dicono molto sulla storia del nostro paese.

Possono anche aiutarci a capire il presente e a immaginare un futuro migliore».

Gramsci trasmette nei brani scelti da Di Vito la  coerenza profonda del suo pensiero: un intellettuale e filosofo, prima ancora che uomo di partito, d’ispirazione universale e incredibile attualitá.

I Quaderni del carcere sono la raccolta degli appunti, dei testi e delle note che Antonio Gramsci iniziò a scrivere dall’8 febbraio 1929, durante la sua prigionia nelle carceri fasciste.

In questa antologia la selezione e divisione in capitoli del curatore è effettuata nell’ottica della maggiore chiarezza possibile.

Anche per dare la possibilità, a chi ne sia completamente all’asciutto, di avere un quadro generale del pensiero di Antonio Gramsci.

Mario Di Vito, classe 1989, è giornalista e lavora per Il Manifesto, scrive per A-Rivista Anarchica, Malamente e altre testate. Ha pubblicato i noir “Il male minore” (Edizioni Ae, 2016), “Due minuti a mezzanotte” (Fila 37, 2018) e il reportage narrativo “Dopo. Storie da un terremoto negato” (Poiesis/Lo Stato delle Cose, 2019).

Antonio Gramsci, per la statura del suo impegno intellettuale e politico è considerato una tra le maggiori figure della prima metà del Novecento italiano.

Membro del PSI e fondatore de L’Ordine Nuovo (1919), fece parte dell’esecutivo dell’Internazionale comunista.

Divenuto segretario del Partito Comunista d’Italia e deputato, affrontò la questione meridionale, indirizzando la politica dei comunisti verso l’unione con i socialisti massimalisti. Nel 1924 fondò il quotidiano politico l’Unità.

Per la sua attività e per le sue idee fu condannato a venti anni di carcere.

Il suo pensiero politico si articolò in una rilettura globale dei fenomeni sociali e politici internazionali dal Risorgimento in poi.

Ciò lo portò a criticare lo stalinismo, a teorizzare il passaggio dalla “guerra di movimento” alla “guerra di posizione”.

E a formulare i concetti di “egemonia” e di “rivoluzione passiva”.

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