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In tutto il mondo i Paesi stanno compiendo degli sforzi per la decarbonizzazione dei loro sistemi energetici. La produzione di energia pulita ha ridato slancio ai programmi sul nucleare, innescando come conseguenza una immediata corsa all’uranio.
Nel tentativo di raggiungere gli obiettivi climatici e soddisfare allo stesso tempo il proprio fabbisogno energetico, molti Paesi hanno di recente annunciato dei piani di espansione della loro produzione di energia nucleare. Tra questi ci sono alcune delle maggiori potenze economiche mondiali come gli USA, il Regno Unito e la Cina.
Secondo una proiezione dell’international Energy Agency, la produzione di energia nucleare dovrà più che raddoppiare entro il 2050, passando dagli attuali 413GW a 871GW.
In questa corsa all’energia nucleare, la Cina si è portata in pole position. Secondo la World Energy Organization oltre il 60% delle nuove centrali ad energia nucleare nei prossimi anni verrà costruito in Cina, spingendo così il paese del Dragone in cima alla classifica dei maggiori produttori di questo tipo.
Basta pensare che soltanto nell’ultimo anno il governo cinese ha approvato la costruzione di 10 nuovi reattori, per arrivare in breve tempo ad essere sette volte maggiore rispetto alla capacità attuale.
La produzione di energia nucleare richiede grossi investimenti infrastrutturali e anche nelle materie prime. In questo senso l’uranio diventerà richiestissimo e le società coinvolte nella sua estrazione potrebbero arricchire il proprio portafoglio.
Del resto se molti hedge funds ampliano i loro investimenti in ETF sull’uranio ci sarà anche un motivo. In Italia, tramite le società di trading autorizzate Consob, si può investire su due Etf quotati a Piazza Affari. Il fondo sulle società minerarie di uranio firmato HANetf ha superato i 10 mln di AuM, proprio sullo slancio dell’energia nucleare.
La World Nuclear Association, organizzazione internazionale che promuove l’energia nucleare, prevede che nel 2030 la domanda di uranio (che nel 2021 era di 62.500 tonnellate) aumenterà a 79.400 tonnellate. Nel 2040, si prevede che raggiungerà le 112.300 tonnellate.
Gli effetti già si vedono, perché nel 2021 il prezzo dell’uranio è aumentato in modo significativo. Il Kazakistan produce la maggior parte di questa materia prima, che viene estratta anche in Australia, Namibia, Canada, Uzbekistan, Niger e Russia.
Tags: energia, produzione, Società di trading autorizzate Consob
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